Piove in piazza Dalmazia. Quella pioggia del day after, quella dei film gialli, quella che sembra capace di lavare via tutto e invece resta tutto lì, tra le pieghe degli ombrelli e le voci dei passanti. "In un primo momento non ci siamo accorti di niente - dice una commerciante - abbiamo sentito esplodere dei colpi, ma pensavamo a dei petardi. Poi una signora è entrata e mi ha chiesto di sedersi perché.. 'Hanno sparato a un uomo'". Un uomo, non un venditore ambulante, non un ragazzo di colore, non un senegalese.
Perché l'integrazione nel mercato rionale c'è ed è viva da tempo. "Occupano giornalmente delle postazioni che restano libere - spiegano gli operatori del mercato - non sono sempre nel solito posto". Un lato della strada è coperto dai furgoni e dai banchi, ma i ragazzi del Senegal sono liberi di mettersi ovunque, "a volte si sono appoggiati anche alla mia vetrina, li conosco bene" torna a dire la signora all'interno del suo negozio di abbigliamento, poi si ferma, non parla più, adesso guarda verso il pavimento.
"Se penso che... poteva capitare proprio in una di quelle giornate lì. Invece ieri c'era una macchina qui davanti e così hanno preferito mettersi verso Ciao-Ciao" Ciao-Ciao è il grande negozio le cui vetrine illuminano la parte finale del mercato in angolo con la più trafficata piazza Dalmazia. All'interno il turno era coperto dalle stesse commesse presenti oggi nello store. "Abbiamo visto il fuggi fuggi generale e le persone che entravano di corsa da noi. lì abbiamo capito che qualcosa era accaduto.
Certo un grande controllo in questa zona non c'è mai stato, sono capitati degli scippi e dei furti, ma nulla che potesse creare odio o astio nei confronti di quei ragazzi che troviamo quotidianamente qui davanti e che non hanno mai creato disturbo" Non si sono accorti subito di cosa fosse accaduto all'interno del mercato "in quei momenti resti sconvolto, i corpi per terra, le luci delle ambulanze e dei carabinieri, le lacrime degli amici che in un primo momento erano fuggiti via di corsa". Né sapevano dove si fosse recato il killer.
Gesta e finale appreso solo in serata da alcuni dei commercianti. Intanto l'edicolante della piazza, colui che ha cercato di fermare Gianluca Casseri che dopo aver sparato riprendeva la sua corsa verso il massacro, ha ricevuto centinaia di telefonate "Ho trovato anche dei biglietti stamani davanti all'edicola, attaccati con il nastro adesivo. Ci ringraziano, ma noi non abbiamo fatto nulla, solo quello che ci è sembrato istintivo fare... poi.." Già, poi la minaccia a mano armata ha fatto indietreggiare anche l'edicolante. "Non possiamo accettare certe cose che sono state dette - esclama un residente - si è parlato di razzismo in questa zona solo perché alcuni rappresentanti dei cittadini si sono scagliati contro una lotta che sembrava chiudersi in un circolo di intenti ristretto agli extracomunitari.
Non ci stiamo". C'è chi la chiama paura, quella vera. Paura di quel che non ti aspettavi fosse ad un passo da te. Magari dietro l'angolo. Per altri è rabbia, di non essere arrivati in tempo, di non essere intervenuti prima. "Abitava vicino casa di mia cognata - racconta una signora tra la folla - un tipo che se c'era o non c'era non se ne accorgeva nessuno, non parlava con nessuno, un'ombra nella via.." Alle 12 e 10 le saracinesche all'unisono iniziano ad abbassarsi, la prima è quella del negozio "Black & White" ironia graffiante, ma è solo la realtà che si scontra con la cronaca.
Silenzio. Prosegue incessante, sotto la pioggia, la processione. Chi lascia un fiore, chi, come i rappresentanti dei commercianti, una corona in omaggio dei ragazzi morti in una strada come tante, in una città che fino a ieri credeva di essere diversa. Diversa da Torino, diversa da tutto. Antonio Lenoci Le Foto del lutto vissuto nel mercato dove hanno trovato la morte Samb Modou e Diop Mor Bancarelle chiuse per solidarietà alle vittime senegalesi