Si chiamano Ezio, Gina, Pupillo: sono i nomi di un’aquila reale, di una gufa maestosa, e di un allocco. Hanno immediatamente affascinato i visitatori di Mondo caccia tanto che c’è sempre una vera e propria folla attorno allo spazio che Mondo caccia ha riservato all’Unione Nazionale Cacciatori Falconieri dove si possono ammirare una ventina fra i più preziosi uccelli rapaci che un gruppo di appassionati presenta a CarraraFiere con un solo scopo: farli amare, conoscere e ammirare. C’è una femmina rarissima di Astore che si lascia ammirare immobile e c’è una maestosa Aquile delle steppe, animali impossibili da vedere nei boschi e fra le montagne come la Poiana esperta cacciatrice di lepri che se ne stanno appollaiate sul braccio ben protetto del gruppo di appassionati che vuole farli conoscere al grande pubblico. “Sono animali splendidi e liberi.
Non si addomesticano – dice Alessio Grilli, 25 anni e da otto falconiere militante – ma possiamo solo addestrarli perché sono soprattutto indipendenti e molto diversi dai mammiferi ai quali siamo abituati da millenni. Dobbiamo , prima di tutto, interpretare il loro linguaggio e, per addestrarli, è necessario stare molto tempo con loro perché devono percepire che il rapporto con l’uomo, per loro, è un vantaggio e non un pericolo. Per addestrare un falcone occorrono almeno due stagioni di caccia ma, alla fine, le soddisfazioni ripagano dell’impegno”. Oggi in Italia sono attivi circa 200 “falconieri” che allevano ed accudiscono predatori di ogni genere che vengono lasciati liberi di esercitare il loro talento senza indulgere in atteggiamenti elitari che hanno caratterizzato il passato. Proprio per questo la falconeria, intesa come impegno a tutelare e preservare alcune specie è in aumento in tutta Europa e in Italia, in particolare e contribuisce a far conoscere specie rarissime. La caccia con i rapaci è regolamentata dalle stesse leggi che si applicano alla caccia con il fucile, sottoposta allo stesso calendario venatorio; è una caccia che si esercita su aree vaste e aperte come avveniva nei secoli passati. Chi ama e alleva questi animali inizia con loro un rapporto destinato a durare a lungo perché un Astore vive oltre venti anni e un’aquila più di trenta: dunque chi li alleva e li cura lo fa per amore e per assicurare le migliori condizioni possibili, compreso l’esercizio della caccia. “Liberare i nostri rapaci solo nelle aree in cui si esercita la caccia con il fucile li espone a pericoli oggettivi.
I nostri uccelli, per esercitare il loro istinto di predatori hanno bisogno di grandi spazi e non sono certamente concorrenziali nei confronti dei cacciatori tradizionali Per questo – dice il presidente Giovanni Camerini, falconiere di lungo corso con oltre trenta anni di esperienza – stiamo sensibilizzando alcune regioni, in particolare l’Emilia Romagna, affinchè riservino alcune aree a questo tipo di caccia.” È l’augurio di tutti, perché questi uccelli fieri e rari, splendidi anche quando sono solo in esibizione, lo meritano davvero: per continuare una tradizione che li ha visti collaborare con l’uomo ma senza mai perdere la bellezza e l’assoluta indipendenza. Dott.
Lorenzo Marchini