Dal palco del primo Congresso regionale di Futuro e Libertà, il presidente della Camera attacca il governo, "irresponsabile" sul tema del lavoro, e defiisce un "grande inganno" il federalismo a lungo sbandierato dalla Lega. E ancora "si alla patrimoniale, perchè il Pdl non è un club di milionari". Fini interviene al termine della lunga giornata di lavori del congresso regionale toscano di FLI, durante il quale il coordinatore Angelo Pollina viene confermato per acclamazione. Dibattito interno, tante proposte, richieste di attenzione dalle province definite più "remote", ma alla fine un lungo caloroso applauso degli oltre ottocento delegati da tutta la Toscana sancisce la riconferma del coordinatore uscente. Il presidente della Camera attacca innanzitutto la "libertà di licenziare", punto di forza delle ultime proposte anticrisi dell'esecutivo guidato da Silvio Berlusconi.
"Se si tende soltanto a favorire la possibilità di licenziare, corriamo il rischio di veder moltiplicare il tasso di disoccupazione che da qualche anno a questa parte sta crescendo e che riguarda in particolare un'area del Paese", afferma. "Mi auguro che il governo non sia così irresponsabile da non confrontarsi con le parti sociali e con le categorie economiche, per tutelare non solo le imprese ma anche per farle crescere e competere". In caso contrario, "si rischia un autunno caldo che ci farebbe tornare indietro". Sempre in tema di economia, Fini sostiene l'ipotesi di un'imposta patrimoniale, in modo molto polemico verso il partito di cui è stato cofondatore, e contro lo stesso Berlusconi: "Nel Pdl non si rendono conto di quanto sia ingiusto dire che non si può mettere una tassa patrimoniale, facendo salva la prima casa, come continua a dire il presidente del Consiglio, perché questo colpirebbe i loro elettori di riferimento".
"Il Pdl non è un club di milionari". In un momento di crisi così grave, continua Fini, l'Italia "merita di più delle divisioni tra gli amici di Berlusconi e chi lo vuole abbattere". Fini non risparmia nemmeno l'altro ex alleato, la Lega di Umberto Bossi, per l'"inganno" del federalismo. "Bossi non può presentare l'utopia fallimentare del federalismo, che si è rivelato un clamoroso inganno", incalza Fini. "Il suo federalismo ha fatto moltiplicare le tasse: oggi i cittadini e gli imprenditori pagano le tasse come mai le hanno pagate prima".
"Se la Lega rilancia la bandiera stinta della secessione è solo perché non può presentare un bilancio positivo ai suoi elettori. Rispolverare la bandiera inesistente dell'identità padana altro non è che la manifestazione di un fallimento". "L'Italia non è il paese dei balocchi. La crisi si è fronteggiata e si fronteggia tenendo i conti pubblici sotto controllo, cosa indispensabile, ma sarebbe stato meglio non aver negato per troppo tempo la necessità di farlo". "E' impensabile che chi quella crisi l'ha provocata ora voglia risolverla". Alessandro Vanni