Marco Peruffo, malato di diabete supera gli 8000 metri

Il racconto di questa esperienza al Festival della Salute. Diabetico dall'età di 8 anni, alpinista da 25, ha scalato l'Himalaya nel 2002

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 settembre 2011 20:25
Marco Peruffo, malato di diabete supera gli 8000 metri

Viareggio - Scalare vette di oltre 8000 metri con il diabete, missione impossibile? No affatto: lo dimostra Marco Peruffo, il primo diabetico italiano ad affrontare una delle vette più alte dell'Himalaya, che al Festival della Salute ha raccontato la sua esperienza. Veneto di 42 anni, affetto da diabete dall'età di 8 anni, Marco è alpinista per passione da 25 anni e con l'associazione Adiq,associazione diabetici in quota, di cui è responsabile, realizza periodicamente attività sociali come passeggiate e sport nonché viaggi in montagna.

“Fino all'età di 15 anni non ero in grado di gestire il diabete: ho provato a fare la prima arrampicata ma non sono riuscito per via di una crisi ipoglicemica.- racconta Marco- In seguito ho imparato che con l'autocontrollo e la conoscenza di sé e delle proprie esigenze si possono raggiungere i propri obiettivi. Le prime quote importanti, 6000 metri e oltre, le ho raggiunte nel '99 in Perù; poi è arrivato il sogno degli 8000: sapevo di un ingegnere spagnolo che c'era riuscito e mi sono ripromesso di mettermi alla prova”.Tentativo riuscito: nel 2002 Marco e altri 6 compagni di viaggio scalano lo Cho Oyu, 8201 metri, sesta montagna al mondo per altezza.

Una patologia da conoscere e da saper affrontare: il diabete è questo secondo Marco, che si sofferma su come ha saputo affrontare la scalata. “Bisogna conoscersi, cercare di capire cosa si vuol fare e quanto si consuma per farlo e in base a ciò stabilire quanta insulina fare.-spiega- Negli ultimi 7 anni i glucometri sono molto migliorati e non ci sono problemi neppure a alte quote e a basse temperature. C'è chi sostiene che l'insulina ghiacciata perde efficacia: a me è successo, ne avevo bisogno e l'ho sciolta senza conseguenze.

Probabilmente l'effetto è ridotto ma non in maniera considerevole”. “Il diabete non è di certo un'opportunità, è una patologia ma non tra le peggiori e sicuramente non così invalidante come a volte si vuol far credere: si possono affrontare sfide importanti con l'autodeterminazione, la consapevolezza dei propri limiti e la voglia di libertà”, conclude Marco.

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