Nessun accordo raggiunto. Al Centro Tecnico federale di Coverciano, i due rappresentanti, Giancarlo Abete e Damiano Tommasi, entrambi sconsolati per il mancato accordo raggiunto annunciano lo stop. A rischio anche le giornate successive. "A seguito dello sciopero dei calciatori per la mancata sottoscrizione dell’Accordo Collettivo LNP Serie A-AIC, la prima giornata del Campionato di Serie A, stagione sportiva 2011-2012, è rinviata ad una data successiva, che sarà fissata dalla LNP Serie A" questo il comunicato ufficiale che arriva dopo le parole del Presidente del Coni: "nell’esprimere apprezzamento per l’operato del Presidente Abete nel suo ruolo di costante mediazione tra le parti, condanna apertamente i toni esasperati che hanno caratterizzato l’intera questione e manifesta il più profondo rammarico per l’evolversi di una situazione che è divenuta nel tempo incomprensibile e insostenibile. Incomprensibile perché, in questa diatriba, il CONI è fortemente preoccupato per il disagio e lo sconcerto che il rinvio della prima giornata di campionato creerà nell’opinione pubblica, negli sportivi e nei fruitori del fenomeno calcio, troppo spesso accantonati e dimenticati da chi invece dovrebbe dimostrare nei loro confronti rispetto e considerazione, nonché negli organi di comunicazione, alcuni dei quali garantiscono allo stesso sistema ingenti risorse. Insostenibile perché, se da una parte appare evidente e socialmente riconosciuto che il concetto di solidarietà sia un principio etico-sociologico individuale e non trasferibile o delegabile a terzi, dall’altra non si può non sottolineare che oramai tra le componenti del calcio italiano tutti i dibattiti, legittimi e democraticamente riconosciuti, non riescano più ad esprimere una sintesi condivisa ma sono costantemente condizionati di volta in volta da voci di singoli che generano confusione e provocano l’incapacità di trovare soluzioni unitarie. Le regole dello sport sono sovrannazionali e tutti, dirigenti, tecnici e atleti, hanno il sacrosanto dovere di rispettarle.
Nessuna disciplina sportiva né i suoi rappresentanti possono ritenersi moralmente e gerarchicamente superiori ad un’altra. Il mondo dello sport, per definizione, è disponibile ad accettare convivenze e mediazioni ma respinge – e continuerà a respingere – ricatti e prevaricazioni che non intimoriscono chi ha per legge l’autorità di disciplina, regolazione e gestione delle attività sportive in Italia. Alla luce di queste considerazioni, il CONI ritiene che chi oggi antepone gli interessi esclusivamente personalistici a quelli della collettività, unica vera entità danneggiata da posizioni conflittuali, non sia assolutamente in sintonia con la situazione nel Paese e pertanto si assume la responsabilità di tutte le misure che dovessero ai vari livelli essere necessarie per porre fine a questa incresciosa vicenda”.