Lorenzo Bartolini vissuto a cavallo tra il Sette e l'Ottocento, è stato lo scultore italiano più importante del periodo dopo Antonio Canova. A Lorenzo Bartolini la cui opera ebbe un ruolo centrale nello sviluppo della scultura dell'Ottocento in Italia, in Europa e negli Stati Uniti,la Galleria dell'Accademia di Firenze dedica ,sino al 6 novembre, una grande mostra monografica. L'esposizione, prendendo spunto dallo straordinario nucleo di modelli in gesso custoditi nella suggestiva Gipsoteca della Galleria dell'Accademia, fa finalmente emergere l'altissimo livello qualitativo della sua produzione e ne mette in luce la ricchezza degli interessi artistici, che spaziano sui grandi temi portanti della sensibilità ottocentesca, quali il sentimento, la memoria, i valori etici e civili.
Tre le sezioni della mostra: il periodo neoclassico e la committenza Bonaparte, l'affermazione dei nuovi valori del Purismo e la committenza internazionale, infine l'apertura sempre più decisa all'osservazione del vero naturale, che fa di Bartolini non più soltanto un fermo punto di riferimento per altri artisti suoi contemporanei, ma anche maestro di generazioni future. Attraverso le opere in mostra sono evidenziate le più importanti commissioni di sculture, a cui si affiancano quelle di arte decorativa, molto ricercate dall'ambiente cosmopolita gravitante nel periodo della Restaurazione a Firenze, divenuta tappa d'obbligo del Grand Tour.
A Parigi lo scultore frequentò l’atelier di David, conobbe Ingres, fu stimato da Napoleone ; non c’era straniero di passaggio a Firenze che non ambisse a farsi ritrarre da lui. Così in mostra scorrono i modelli in gesso e i marmi di una nobiltà in posa; sfilano i suoi capolavori come L’Ammostatore, il giovane Bacco dal sapore voluttuosamente antico (dall’Ermitage di San Pietroburgo); la Carità educatrice che il Granduca aveva commissionato nel 1817 per la cappella della villa del Poggio Imperiale ma che, data la sua straordinaria bellezza, fu destinata a maggior visibilità nella reggia di Pitti; come pure la sua Fiducia in Dio (dal Poldi Pezzoli di Milano), ammiratissima per la «naturalezza dell’espressione» e la «sublimità di concetti».
Lo scultore inoltre, felice ritrattista, era ricercato da tutte le più importanti personalità europee dell'epoca nel campo della musica, letteratura, politica, alta finanza di cui esegue il ritratto con sottile finezza psicologica (M.me de Staël, Byron, Liszt, Rossini, Lord e Lady Burgheresh, il Marchese di Londerry, i Demidoff, Poniatowski). L'evoluzione stilistica di Bartolini è illustrata con una settantina di opere che trovano un contrappunto continuo con i modelli della Gipsoteca in un inedito confronto.
Per la prima volta dall'Ottocento sono visibili a Firenze numerose importanti sculture, che testimoniano le tappe fondamentali dell'affermazione di Bartolini.In mostra anche alcune importanti tele di Jean Dominique Ingres che attestano il lungo sodalizio amicale con Lorenzo Bartolini, iniziato frequentando l'atelier di David a Parigi e rafforzatosi nel soggiorno fiorentino di Ingres. di Alessandro Lazzeri