“Il mio ideale è stato i soggetti militari, perché mi è sembrato vedere questi buoni ragazzi pronti a tutto sacrificare per il bene della patria e della famiglia però minuto osservatore mi è piaciuto illustrare anche la vita sociale nelle sue manifestazioni, le più tristi”. In queste poche parole, scritte da Giovanni Fattori quasi ottantenne, è racchiuso il senso della sua vita e della sua arte. La mostra “Vita militare nella grafica di Giovanni Fattori”,che è inserita nel ciclo Italia mia ed è aperta sino al 10 luglio, propone un percorso volto a privilegiare questa tematica fondamentale nella produzione dell’artista.
Al tema dei soldati e delle difficili condizioni di vita sui campi di battaglia, Fattori si dedicò ininterrottamente dal 1859, anno in cui ebbe modo di studiare attentamente e a lungo i soldati francesi che, comandati dal principe Gerolamo Napoleone Bonaparte, erano accampati a Firenze nel Pratone delle Cascine. Non è casuale che l'opera che assicurò la fama al Fattori sia stato “Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta”, dedicato uno degli episodi più noti della seconda guerra di indipendenza italiana.
La scelta operata dall'artista in questo quadro ,quella di dipingere il momento successivo alla battaglia, quando ormai il fervore si è acquietato ,sembra rifuggire dalla violenza degli scontri e privilegiare una realtà più umana che eroica. In questa linea si colloca anche il grande racconto delle grafiche dedicate alla vita militare, dove, come ha scritto Rosanna Morozzi curatrice della mostra ,”con sapienza intuitiva e puntigliosa continuità, sempre con rara efficacia e ispirato, all’inizio, dalle guerre risorgimentali e in tempo di pace dalle manovre militari, l’artista ritrasse in brevi, sintetici appunti, tracciati sugli inseparabili taccuini, i soldati in marcia, in gruppi, in attendamento per poi rielaborare nello studio quelle immagini da cui sarebbero nate le composizioni pittoriche e le incisioni calcografiche, divenute nel tempo, soprattutto le prime, quasi dei manifesti, per non dire delle icone, dell’epopea risorgimentale” Le sedici opere esposte, fanno parte di un nucleo di 167 , donato dal collezionista Emanuele Rosselli nel 1925, e costituiscono una delle raccolte di grafica tra le più importanti della Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti. Alessandro Lazzeri