A Firenze, dal 3 al 28 maggio (Stazione Leopolda e altri spazi) “Worlds of Culture”, la XVIII edizione del festival di Firenze e della Toscana, apre una nuova indagine sulle tante “isole culturali” che formano la ricchezza dell’Europa. La lente d’ingrandimento punta su alcuni territori che, pur facendo parte di quel “mondo globale” che è oggi il nostro continente, conservano un’identità riconoscibile e un’originalità feconda. Fabbrica Europa accoglie progetti e produzioni nazionali e internazionali di riconosciuti maestri e di una nuova generazione di artisti che, attraverso la contaminazione tra discipline diverse, ampliano l’orizzonte dei linguaggi artistici contemporanei.
Attraverso un articolato programma di eventi di danza, teatro, musica, installazioni, workshop e incontri, il Festival è l'occasione per tracciare una mappa sempre più aggiornata delle riflessioni che attraversano l’Europa contemporanea. Gardenia (fiore bianco che vive un solo giorno, cui è attribuito il significato della sincerità,) è una pièce bizzarra, eccentrica, un cabaret colorato e scintillante in cui va in scena la vita di nove travestiti. E’ una testimonianza eccezionale, un racconto - dei più intimi e profondi, autentici e onesti - sull’esistenza di chi misura il margine tra mascolinità e femminilità.
Ciascuno con una richiesta, con una storia avvincente, con una valigia piena di aspirazioni. Pezzi di vita in un spettacolo visuale dove la danza si sposa col canto, con le parole, le frasi, ma soprattutto con le anime dei protagonisti. E ogni attimo è una scoperta magica, un immenso tesoro di informazioni, un incontro indimenticabile. Uno spettacolo di generi, in cui gli attori appaiono in abiti maschili, ma sotto si intravedono curve femminili. Seduti a turno attorno a un tavolo popolato di specchi, parrucche e maquillage, i nove cambiano lentamente identità, arrivando in proscenio ogni volta con un pezzo in più: abiti a fiori, gonne svasate, camicette scollate, scarpe, accessori vari, ciglia finte e rossetto… Fino a trasformarsi in donne per la parata finale e i trionfali saluti. Gardenia è un progetto nato a fine 2009 (debutto 25/5/10 a Gent) su un’idea di Vanessa Van Durme, che ha sollecitato la fantasia di Alain Platel e Frank Van Laecke, e del compositore Steven Prengel, sottoponendo loro l’inquietante film di Sonia Herman Dolz, Yo soy así, che si addentra nella Bodega Bohemia, un cabaret di travestiti di Barcellona, incontrando le vite private di un gruppo di attempate Drag Queen.
Dichiara Platel: «C’è un’attrice, Vanessa Van Durme, che conoscevo come artista di cabaret a Gent. Faceva teatro popolare. È un transessuale, uno dei primi a Gent. Adesso ha 60 anni. Aveva deciso di farsi operare negli anni ’70 quando si doveva ancora andare a Marrakech per questo genere di operazioni. Un giorno è venuta da me per chiedermi se potevamo lavorare insieme, con lei e le sue amiche, tutte persone di 60-70 anni, transessuali o travestiti che negli anni ’70 lavoravano nei cabaret». Così è nato Gardenia, una pièce su speranze e illusioni coltivate e perdute, segreti, nevrosi, gioie e dolori, che mescola il pianto e il riso, la sofferenza e il divertimento di 9 travestiti - tra cui la stessa Van Durme – che si raccontano.
Pezzi di vita inseriti in un spettacolo visuale dove la danza si sposa col canto, con le parole, le frasi ma soprattutto con le anime particolari e vulnerabili dei protagonisti. Dichiarano Alain Platel e Franck Van Laecke: «Gardenia non è un’opera di finzione. E’ una testimonianza eccezionale, un racconto dei più intimi e profondi. Sonda l’esistenza turbolenta di nove persone particolari. Sette personaggi più anziani che misurano, apparentemente senza pena, la zona torbida tra la mascolinità e la femminilità, in contrasto o in armonia con un "ragazzo giovane" e una "donna vera”.
Ciascuno con una richiesta. Ciascuno con la sua storia avvincente. Ora divertente, ora sorprendente. Ora straziante, ora esilarante. Ciascuno con una valigia piena di aspirazioni. Spesso inaccessibili o già perse. Talvolta commoventi. La maggior parte del tempo fuori dal comune. Nella loro testa, le risonanze di un passato. Nel loro sguardo, il dubbio del domani, ma anche una buona dose di speranza. Nove individui talmente singolari che si ha voglia di conoscerli e di prenderli tra le braccia. Ciò che li lega, sono i profondi graffi che segnano la loro anima.
Ciò che li spinge, è l'inimmaginabile volontà di sopravvivere. Nella speranza che ciò accadrà. Attraverso la trasformazione. Oppure no. Pur sapendo che il prezzo da pagare è sorprendentemente alto. Ognuno è alla ricerca. Si vive in un mondo talvolta strano, talvolta no, talvolta sconvolgente, talvolta no. Tutto è ancora aperto. La strada può portarci dovunque. Anche verso le cose che si vogliono evitare. E soprattutto verso le cose che non si possono negare. Questa coreografia di generi.
Questo viaggio o questa lotta verso un'identità. Questo mondo bizzarro, talvolta oscuro e allo stesso tempo così luminoso. Questa storia è sicuramente una testimonianza autentica e onesta. Nutrita da ciò che il cast ci dona ogni giorno. Queste persone generose, piene di cicatrici. Cicatrici sulla loro pelle e cicatrici che non si notano a prima vista. Ma con una volontà di sopravvivere ai pregiudizi di cui essi o esse (talvolta non si sa più come chiamarli) sono stati o sono tuttora vittime.
Dei pezzi di vita inseriti in un spettacolo visuale dove la danza si sposa col canto, con le parole, le frasi ma forse e soprattutto con anime particolari e vulnerabili di persone speciali che si ha voglia di tenere tra le braccia. Il viaggio ci è caro. Si avanza senza correre. E ogni secondo è una scoperta magica. Un immenso tesoro di informazioni. Un incontro indimenticabile che cambierà sicuramente le nostre vite». Alain Platel (Gent, 1956) è psicologo di formazione e coreografo per passione.
La sua carriera inizia nel 1984 quando con amici e membri della sua famiglia forma il collettivo di danza les ballets C de la B, sperimentando la regia nel 1988 con lo spettacolo Emma e conquistando fama internazionale con Bonjour Madame (‘93), La Tristeza Complice (‘95) e Iets op Bach (‘98), opere che hanno ricevuto i più prestigiosi premi europei e hanno viaggiato in tutto il mondo, da Israele al Giappone, da Honk Kong al Brasile, dall'Australia agli USA. Dopo Allemaal Indiaan del ‘99, decide di non produrre più nuovi spettacoli, ed è solo grazie a Gérard Mortier, direttore della Triennale della Ruhr, che nel 2003 prende vita il suo nuovo lavoro Wolf.
All'inizio creativo di ogni spettacolo sono pochi gli elementi che vengono determinati da Platel, né esiste un vero e proprio schema. Il punto di partenza di Bonjour Madame erano ad esempio nove uomini e una donna, quello de La Tristeza Complice l'adattamento musicale da Henry Purcell. Per Iets op Bach, tutto è iniziato semplicemente da Bach, così come per Wolf da Mozart. In vsprs (2006) le fonti di ispirazione sono Monteverdi e alcuni filmati di repertorio sull'isteria. Recenti produzioni: pitié! (2008), Out Of Context (gennaio 2010) Gardenia (giugno 2010).
Frank Van Laecke (Gent, 1958) è soprannominato dalla stampa il “mago“ per la diversità dei suoi talenti e per l’impressionante palmarès internazionale come autore e regista. Dopo aver scritto molte serie televisive di successo, si è fatto soprattutto conoscere come regista di teatro e d’opera, ma senza disdegnare nè le commedie musicali, che hanno consolidato la sua reputazione internazionale, né gli spettacoli di grande avanguardia. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti in Belgio e all’estero.
les ballets C de la B (sta per les Ballets Contemporains de la Belgique, ironico richiamo alle compagnie di balletti del ‘900) è una compagnia di danza contemporanea indissolubilmente legata ad Alain Platel. La compagnia nasce nel 1984 dal gruppo di amici e artisti con cui Platel aveva cominciato a lavorare applicando sistemi pedagogici allo spettacolo. E’ una compagnia multicoreografica, operante in progetti a cast variabili. Tra questi anche il danzatore e coreografo belga di origini marocchine Sidi Larbi Cherkaoui.
La diversità e l'originalità di ogni singolo artista arricchisce lo stile popolare, anarchico, eclettico e impegnato che risponde a un comune imperativo: "Il genere di danza che noi facciamo appartiene al mondo contemporaneo, e questo mondo appartiene a tutti".