Firenze - Un dato incoraggiante dalle prime stime del 2010 sulle presenze turistiche in Toscana con circa 42 milioni di turisti, ritornando così ai valori pre-crisi mondiale del 2007. Risultato questo che non ha riscontro a livello nazionale.Si parla però di stime, visto che i dati ufficiali sono per la gran parte fermi a settembre. La crescita nell’ultimo anno, elaborata dall’Ufficio regionale di Statistica della Regione Toscana su dati Istat è stata del 1.6% pari a circa 800 mila presenze. I dati sono stati presentati oggi dall’assessore regionale al turismo Cristina Scaletti alla BIT 2011, dove sono stati illustrate anche le novità dell’offerta toscana per il 2011 e anche il 2012. “Nel 2009 il mantenimento delle presenze turistiche era da addebitarsi alla tenuta delle presenze italiane - ha detto l’assessore Scaletti - la ripresa del 2010 deve ascriversi essenzialmente alla crescita (+5.9%) dei turisti stra nieri.
La presenza straniera è storicamente molto rilevante per la Toscana rappresentando circa il 48% di tutte le presenze. Fra le nazionalità spicca il dato degli Stati Uniti che, grazie a Firenze ed alle altre città d’arte della regione, vedono crescere i flussi e ritornare ai livelli dell’anno 2007 confermandosi uno dei primi mercati esteri di riferimento per il nostro territorio”. Interessanti sono anche i risultati dei flussi turistici provenienti dai Paesi Bric: tutti e quattro i paesi (Brasile, India, Russia e Cina) vedono crescere le presenze e anche in questo caso sono le città d’arte a beneficiarne in misura maggiore.
In recupero nel 2010 anche il mercato giapponese. Anche i risultati di alcuni mercati europei vanno bene, come quelli relativi alla Francia, che continua a crescere collocandosi ai primi posti come mercati esteri di riferimento; la Germania registra situazioni diversificate fra area e area con cali in alcune zone del nostro territorio e lievi recuperi in altri. Anche la Spagna, che registra una ulteriore crescita nel 2010, si consolida e diventa un ulteriore valido mercato estero, così come la Gran Bretagna e l’Olanda che crescono, ma a ritmi inferiori e diversificati fra area e area.