Fiorentini laici e laicisti, anticlericali e anticoncordatari, credenti e non credenti liberali, radicali, repubblicani, socialisti, ecologisti, saranno insieme, lunedì mattina 20 settembre, alle ore 12, intorno all’obelisco ai Caduti, in piazza dell’Unità d’Italia, per celebrare il centoquarantesimo della breccia di Porta Pia. Ricordare il venti settembre è riaffermare la libertà di pensiero in contrapposizione ad ogni integralismo, la cultura e la pratica della ragione e della tolleranza contro la violenza del fanatismo, l’eguaglianza di ogni credo per fare breccia nel muro dei privilegi. Organizzano: Comitato per la promozione dei valori risorgimentali, Circolo Piero Gobetti, Fondazione Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini, Circolo Fratelli Rosselli, Associazione per l’iniziativa radicale “Andrea Tamburi”, Associazione veterani e reduci garibaldini, Gruppo dei centouno, Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, Gruppo consiliare “Spini per Firenze”, Verdi della Toscana. Centoquaranta anni fa, il 20 settembre, i bersaglieri italiani del generale Raffaele Cadorna, guidati nell’attacco finale dal capitano - ebreo e piemontese – Giacomo Segre, entravano a Roma attraverso la breccia di Porta Pia.
La città diventava capitale del Regno d’Italia, mentre finiva il potere temporale dei Papi. L’anniversario dell’avvenimento, importante per la storia italiana ed europea, sarà celebrato a Firenze, lunedì 20 settembre, alle ore 12,00, in piazza dell’Unità d’Italia, davanti all’obelisco ai Caduti. Celebrando la ricorrenza, vogliamo ricordare innanzitutto la politica del grande Cavour che nei memorabili discorsi alla Camera e al Senato ( marzo e aprile 1861 ) aveva sostenuto l’esigenza di una definitiva, netta separazione dello Stato dalla Chiesa, per permettere e garantire allo Stato di legiferare in piena, doverosa autonomia, e alla Chiesa – meglio, alle religioni – di predicare ed agire con la massima, necessaria libertà.
“Libera Chiesa in libero Stato“: la storica formula politica, in sintonia ideale con il detto evangelico “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio“, è ancora oggi, proprio nella società di oggi, di straordinaria attualità; principio e metodo guida, sia per i governi sia per le fedi religiose, ai fini di una convivenza civile.