Presentati in Provincia di Firenze dagli assessori Giacomo Billi ed Elisa Simoni i dati forniti da Irpet che ha svolto un sondaggio telefonico al fine di classificare ed elaborare dati relativi alla ricerca di un impiego per i giovani di età media 30/35 anni seguendoli poi nel percorso professionale per vagliare la crescita effettiva del posto eventualmente conseguito. L' assessore al lavoro della Provincia di Firenze Elisa Simoni, e quello allo Sviluppo economico della Provincia di Firenze Giacomo Billi hanno ascoltato con attenzione la relazione di Michele Beudo', ricercatore Irpet.
Una serie di interviste telefoniche effettuate su 1600 persone divise in 4 gruppi di 400 unità per tipologia d'impiego, avviate al lavoro nel 2005, con differenti condizioni contrattuali si va dall'indeterminato, all'apprendistato, al contratto a tempo determinato. A distanza di 4 anni (2005 2009) dall'avviamento al lavoro è del 25% la probabilità di essere disoccupati, del 4% di restare inattivi, del 27% di permanere nella condizione di contratto flessibile e del 44% di essere occupato a tempo indeterminato. Se si sommano disoccupati e precari, il conto è piuttosto semplice, si ha una percentuale del 52% di giovani, o meno giovani che hanno 'sconfinato' nella piena maturità lavorativa che faticano a coprire le spese economiche del proprio fabbisogno mensile. "Uno studio - ha spiegato Billi - che servirà ad entrambi gli assessorati anche in vista della realizzazione del piano provinciale per lo sviluppo economico che dovrà servirci per fare un quadro di massima sull'uscita dalla crisi, ma nel 2010 è stimato solo un mero pareggio con le perdite subite, per guardare a cosa vogliamo fare e diventare dal 2011 in poi.
Certo è - conclude - che la priorità dovrà essere quella di ricreare i presupposti affinché torni a salire l'offerta di lavoro" "I dati non sono confortanti - ha esposto Beudò - solo poco più di 1/3 dei lavoratori, ovvero il 35% riesce ad uscire dalla flessibilità che si dimostra essere non un trampolino ma una trappola per gli individui che tentano di approdare ad una stabilità lavorativa ed economica, prova ne è il fatto che si riscontra flessibilità anche ad età avanzata mentre dovremmo trovarci in altro tipo di rapporti lavorativi consolidati.
addirittura - aggiunge - può avvenire l'involuzione, ovvero che si parta da un rapporto stabile per poi finire nel precariato, questo è dovuto alla perdita dei posti di lavoro, incrementati dalla crisi economica, posti che non esistono più e che non si possono recuperare" Infine il tecnico Irpet offre una riflessione sull'apprendistato: "Non è vero che sia ritenuto la porta di accesso al lavoro - sottolinea - per molti intervistati ad esempio risulta un percorso troppo lungo, bencheè ne venga ritenuta in parte utile la durata per l'apprendimento del sistema lavorativo, ma l'aspetto fortemente negativo è che di coloro che affrontano l'iter dell'apprendistato solo il 30% riesce ad arrivare a compimento dei termini che consentono poi un inserimento indeterminato, chi riesce ad arrivarci, questo 30%, ha poi il 60% di probabilità di esere assunto con una certa sicurezza economica" "I giovani dei quali stiamo parlando - conclude Simoni - non hanno usufruito di nessun contributo statale, nessun aiuto, per loro non è prevista la Cassa integrazione, né sono garantiti loro in futuro.
Ogni giorno in ufficio - racconta l'assessore - arrivano giovani che mi domandano aiuto, che non sanno come andare avanti ed hanno bisogno di trovare uno sbocco professionale. Auspico che anche il Governo si attivi su questo tema magari creando i presupposti per superare le barriere che al momento impediscono la crescita professionale dei giovani, questi contratti precari ad esempio costano meno alle aziende che sono così interessate a privilegiare tali rapporti rispetto all'impiego a tempo indeterminato, occorrerebbe avviare dei correttivi in tal senso in modo da sviluppare anche attraverso maggiori incentivi il sistema della contrattazione unica non precaria, certa e garantita, altrimenti continueremo a dire che nessuno si sposa e nessuno mette al mondo figli, mentre i giovani, dati demografici alla mano, sono e saranno sempre il nostro futuro". I dati sulla CIG In Toscana, nei primi sei mesi del 2010, le ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria (comprensive di quelle in deroga) sono state 26.796.880 con un incremento di 11 milioni (+77,9) rispetto al 2009.
La provincia di Firenze è quella che registra il maggior incremento, con oltre 4 milioni di ore in più rispetto all’anno precedente, divenendo la prima provincia toscana per il numero di ore di cassa integrazione richieste: nel primo semestre del 2009 le ore di Cig richieste nel territorio fiorentino furono 2.405.267. Nello stesso periodo di quest’anno il monte ore è salito a 6.480.794 (+ 4.075.527). di Antonio Lenoci