Da Gardaland a Mirabilandia è boom di presenze nei parchi giochi italiani

Secondo uno studio dell’Area Research di Banca Monte dei Paschi di Siena, nei primi nove mesi del 2009, l’anno della profonda crisi, in Italia sono stati venduti oltre 11 milioni di biglietti, cioè 500mila in più rispetto allo stesso periodo del 2008.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 giugno 2010 16:27
Da Gardaland a Mirabilandia è boom di presenze nei parchi giochi italiani

I numeri dell’industria dei parchi divertimento riflettono un settore che si dimostra stabile e ben equipaggiato per superare la crisi e continuare la propria crescita, con il 2009 che nel complesso si è dimostrato un altro anno positivo per l’Europa (in particolare per Spagna Germania, UK e Francia). Nel 2009, i primi 25 parchi mondiali hanno attratto un numero pressoché invariato di visitatori rispetto all’anno precedente (185,6 contro 186mln del 2008). In particolare hanno tenuto i Disney Parks americani ed europei mentre hanno risentito maggiormente della crisi gli Universal Studios, ed alcuni parchi acquatici.

E’ quanto emerga da un’analisi dell’Area Research di Banca Monte dei Paschi di Siena.  Anche l’Italia gioca il proprio ruolo nel business dell’intrattenimento in Europa, con due parchi (Gardaland e Mirabilandia che rispettivamente segnano +4% e +1,5% nelle presenze rispetto al 2008) che ormai da tre anni si attestano tra le prime 20 mete preferite dai turisti. Attualmente i parchi divertimento attivi in Italia sono centinaia (fra parchi avventura, acquatici, didattici, tematici e faunistici); particolarmente presenti in Emilia Romagna, Veneto e Lombardia.

Secondo i dati forniti dalla Siae nei primi nove mesi del 2009, l’anno della profonda crisi, in Italia sono stati venduti oltre 11 milioni di biglietti, cioè 500mila in più rispetto allo stesso periodo del 2008, per un fatturato complessivo di 177mln e 300mila euro (+11,4 per cento). Con l’attesa accelerazione della spesa per consumi (+2,6% nel triennio 2010-2013) ed una sostanziale stabilità della quota che le famiglie italiane in media destinano alla spesa in “alberghi, pensioni e viaggi organizzati” le attese per il triennio in corso sono per un’ulteriore aumento della spesa in parchi giochi. Al livello nazionale Gardaland il parco divertimenti con il più forte brand, fatturato (circa 120mln di euro) e numero di dipendenti, ha visto incrementare il numero dei propri visitatori fino a raggiungere le 3.250.000 presenze nel 2009; ha in cantiere dopo il lancio delle recenti  attrazioni un investimento per il 2011 di circa 10-15mln di euro per la costruzione di un nuovo rollercoaster.

Anche Mirabilandia (per estensione il più grande parco divertimenti italiano) non sembra essere stato influenzato dalla crisi registrando un incremento costante nel fatturato (56,7mln di euro con un incremento del +8,2% rispetto al 2008) negli ultimi tre anni; il parco ha attuato una politica “aggressiva” investendo nel biennio 2008-2009 circa 27mln di euro in attrazioni.  Recentemente avviato il rimodernamento del parco “Italia in mianiatura” con importanti investimenti previsti (oltre 150mln di euro in 7 anni) allo scopo di raddoppiare la superficie espositiva e puntare decisamente a raggiungere oltre 1mln di presenze annue; mentre da poco è stata annunciata la data di apertura del parco tematico Ferrari World Abu Dhabi per il prossimo 28 ottobre 2010 (il progetto prevedeva un costo iniziale di circa 448mln di euro). Nonostante in Italia vi siano parchi giochi in grado di rivaleggiare con le più importanti strutture europee in questo settore vi é ancora un evidente "gap“ da colmare che lascia spazio per importanti opportunità di business.

Molti nuovi parchi a tema sono allo studio in questi ultimi anni, ma solo alcuni sono stati inaugurati, altri frenati dalla burocrazia e da motivi ambientali, sono stati dimenticati o si attende ancora l'inizio dei lavori. Le moderne strutture infatti si avvicinano sempre di più al concetto di resort, necessitano di investimenti cospicui per proporre sempre nuove attrazioni, di politiche aggressive sul prezzo e sulla clientela e di sinergie con grandi gruppi esteri o multinazionali.

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