Firenze- È stato il prete dei carcerati, degli umili, degli emarginati: in una parola, degli "ultimi". La vita di don Danilo Cubattoli (1922-2006) è stata ora ricostruita dal giornalista e scrittore Maurizio Naldini nel volume Don Cuba. Scritti e testimonianze (Sarnus, pp.264, euro 19). Il libro sarà presentato martedì 15 giugno alle 17 nella Sala Vanni di piazza del Carmine, presenti il sindaco Matteo Renzi e il cardinale Silvano Piovanelli, oltre a Giampiero Maracchi, a don Renzo Rossi e infine a Giovanna Carocci nel ruolo di moderatrice. Il libro racconta la storia del noto prete fiorentino ripercorrendone le tappe cruciali in ordine cronologico.
Basandosi su materiale inedito (oltre 300 fra lettere, appunti, foto e anche un diario), Naldini ricorda la formazione di "don Cuba" sotto la guida del cardinale Elia Dalla Costa, quindi il suo ordinamento al sacerdozio, avvenuto nel 1948 nel Duomo di Firenze. E naturalmente l'attività a fianco dei ragazzi di San Frediano e presso l'opera di San Procolo, da lui fondata insieme a Fioretta Mazzei e Ghita Vogel, così come l'assistenza ai carcerati (per oltre 50 anni è stato il cappellano delle carceri di Murate, Santa Verdiana e Sollicciano, dove ha conosciuto Pietro Pacciani) e a chiunque gli chiedesse aiuto.
Amava in modo speciale i giovani e sognava per loro un futuro radioso, santo: "Vorrei mettervi le ali. Siete tutti unici e irrepetibili perché figli di un unico Padre amoroso e onnipotente". Grande appassionato di sport, è stato lui stesso un atleta, tanto da guadagnarsi nel 1952 una pagina sulla «Domenica del Corriere» con le sue imprese ciclistiche. Nel 1954 è salito fino sul Kilimangiaro per celebrare una delle messe più alte del mondo: è rimasto poi in Africa sei mesi, avendo modo di incontrare il Negus per consegnargli un messaggio di pace del sindaco di Firenze Giorgio La Pira.
L'interesse per il cinema lo ha portato a intrattenere rapporti intensi e fertili con molti attori e registi tra cui Pasolini, Fellini, Zeffirelli, Olmi e Benigni. Il libro, arricchito da numerose foto d'epoca e da un'appendice con gli scritti autografi e le toccanti lettere ricevute dai carcerati, è anche il racconto di un pezzo di storia fiorentina, in particolare del fervore religioso negli anni del dopoguerra, in cui svettano figure come don Facibeni, padre Balducci, don Milani e lo stesso La Pira, da Cubattoli sempre considerato un maestro e un ispiratore.
Emerge la figura di un uomo vero che, vestendo la tonaca, è andato ben al di là del "prete di strada", un personaggio di grande spessore, anche teologico, che fino all'ultimo istante si è dedicato agli altri parlando il linguaggio degli umili e offrendo loro un amore incondizionato. Gherardo Del Lungo