Rossi votato Presidente da poco più di un milione di toscani

Nuova ondata astensionista. A livello nazionale il Centrodestra ha vinto due Regioni, in un sorpasso in discesa. Rispetto alle precedenti regionali il PD perde 1.111.000 voti (-16%)

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 marzo 2010 14:14
Rossi votato Presidente da poco più di un milione di toscani

Firenze- Enrico Rossi è il nuovo Presidente della Giunta Regionale Toscana, sostenuto da Federazione della Sinistra e Verdi, Sinistra Ecologia e Libertà, Italia dei Valori e Pd-Riformisti toscani. Il consenso nei suoi confronti raggiunge il 59,7% dei voti. Monica Faenzi, sostenuta da Pdl e Lega Nord, raccoglie solo il 34,4% dei voti. Più indietro Francesco Bosi dell'Unione di Centro (4,6%), il candidato Alfonso De Virgiliis della Lista Bonino-Pannella (0,8%) e Ilario Palmisani di Forza Nuova (0,5%). Colpisce che più di un toscano su tre tra quelli che potevano recarsi alle urne abbia deciso di non presentarsi al voto. Enrico Rossi ha preso così 133 mila voti in più rispetto alla coalizione “Toscana Democratica”.

I voti per le liste sono stati infatti quasi 250 mila in meno rispetto a quelli per i presidente. Così Toscana Democratica, che pure ha avuto meno voti rispetto a Enrico Rossi, conquista il 60,7%. Anche Monica Faenzi raccoglie più consensi della sua coalizione: 608.368 voti contro 510.396. Il divario, percentualmente, cresce con Alfonso De Virgiliis (13.882 voti contro 8.398) e Ilario Palmisani (7.974 contro 5.586). Bianche e nulle sono state 55 mila (circa il 2,7%). Ecco il dettaglio dei partiti:

Fed.

della Sinistra - Verdi 5,3%, Italia dei Valori 9,4%, Sinistra Ecologia e Libertà 3,8%, PD - Riformisti Toscani 42,2%, Il Popolo della Libertà 27,1%, Lega Nord 6,5%, Unione di Centro 4,8%, Lista Bonino Pannella 0,6%, Forza Nuova 0,4%.

Chi perde e chi guadagna La Lega Nord moltiplica per cinque i voti che aveva: nel 2005 aveva riscosso l'1,27%. Guadagna qualcosa anche l'Udc (dal 3,66 al 4,8), che nel 2005 aveva corso insieme Forza italia e An sostenendo Antichi. La Federazione della Sinistra e i Verdi mantengono solo un voto su tre: nel 2005 Rifondazione Comunista, che correva da sola, e il Partito dei Comunisti Italiani e i Verdi aveva raccolto il 15,25% dei consensi.

L'Italia dei Valori vola dallo 0,88 al 9,4%, Alle Europee del 2009 aveva riscosso il 6,78%. Sinistra Ecologia e Libertà si ferma al 3,8, poco sopra il 3,53& conquistato sempre l'anno scorso per le Europee. Nel 2005 non esisteva. Il Pd-Riformisti toscani (42,77%) perdono il 6,5 per cento rispetto al 2005, quando ottennero il 48,77%, ma riconquistano qualche consenso in più rispetto alle Europee dell'anno scorso quando si fermarono al 38,7%.

Forza Nuova mantiene i voti delle Europee dell'anno corso. La lista Bonino-Pannella invece li perde (dal 2,6% del 2009 allo 0,6%). L'elettorato non crede più nella sinistra politica Dal risultato elettorale toscano emerge un dato, in termini di voti reali l'astensionismo penalizza sopratutto partiti maggiori. Nonostante le distanze tra centrodestra e centrosinistra siano rimaste invariate rispetto al 2005 entrambi gli schieramenti perdono decine di migliaia di voti, l'astensionismo aumenta del 10%, a cui va sommato il 2.5% di schede nulle e bianche.

Il dato fiorentino non si discosta molto da quello regionale. Le uniche forze politiche che aumentano i consensi reali sono l'IDV e la Lega Nord che hanno raccolto un po' di malcontento dovuto alla crisi economica e alla crisi "giudiziaria" che ha investito il potere economico dei maggiori partiti in Toscana. Il malcontento non è più veicoloato dalla sinistra politica, nemmeno dalla sinistra critica, Radicali, o SeL, che perdono voti sia rispetto alle regionali del 2005 che alle provinciali del 2009.

L'elettorato toscano registra così l'assenza di una reale alternativa al governo del PD. Poiché la "democrazia italiana" è ancora succube di retaggi ideologici che non consentono il transito del voto d'opinione da uno schieramento all'altro, ai delusi di sinistra in Toscana non rimane che l'astensione. La sinistra non propone un'alternativa credibile sul piano sociale, neanche durante una lunga crisi economica. Eppure i partiti, tutti, nei prossimi mesi saranno chiamati a rispondere ai problemi sociali che attanagliano i cittadini, come la precarietà del lavoro, la disoccupazione, il caro affitti e le pensioni. N.

Nov.

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