E' di questi giorni la notizia che si sta intensificando la guerra contro la pirateria online, ed in particolare il peer to peer, cioè lo scambio di dati di file scaricati da internet. Il governo sembra voler affrontare il tema solo dal punto di vista della repressione, mentre secondo Alessandro Cresci, coordinatore provinciale fiorentino di Italia dei Valori, oltre alla giusta sanzione, occorre venire incontro alle necessità dei giovani: “Italia dei Valori è da sempre fautrice della legalità e condanna la pirateria informatica ma al tempo stesso intendo sottolineare come nel nostro paese l'accesso alle arti audiovisive, che sia musica o film, avviene a costi che per i giovani sono eccessivamente onerosi.
Basti pensare al costo di un cd musicale. Occorre trovare il metodo per venire incontro alle loro necessità, in quanto sono i principali utenti di questo mercato. Non basta reprimere, occorre offrire anche delle alternative valide”. Negli altri paesi europei siti che vendono legalmente musica e film online stanno facendosi strada in conseguenza alla guerra in corso alla pirateria, a prezzi più che abbordabili per chiunque. “Nel nostro paese – continua Cresci - la diffusione di questo mercato è ostacolata dalla ancora scarsa diffusione della banda larga, progetto al quale il governo attuale ha tolto i finanziamenti rimandandoli a non si sa quando, e lasciando così il nostro paese nel medioevo informativo rispetto agli altri paesi europei che invece hanno capito il valore strategico dell'operazione.
Inoltre occorre distinguere tra siti di pura pirateria da casi come quello di ItalianSubs, che si limita a fornire sottotitoli in italiano a film inglesi che l'utente si deve procurare altrove. Se scaricare e condividere un file pirata è illegale, non è così scontato che lo siano anche tutti quei siti. Occorre una legge sulla materia che sia chiara, precisa, che al contempo difenda la privacy dei cittadini se è vero come è vero che troppo facilmente viene violata dalle holding che chiedono i dati personali degli utenti, per poi citarli in giudizio.
Già in passato è avvenuto quando la Peppermint, azienda discografica tedesca, aveva fatto illegalmente incetta, tramite il concorso di Telecom, di dati degli utenti peer to peer italiani, poi conclusosi con la loro condanna da parte del Garante della Privacy. La Fapav (Federazione Italiana Anti Pirateria) ha in questi giorni chiesto a Telecom misure straordinarie basandosi su dati 'rubati' monitorando le connessioni degli utenti Telecom, violandone la privacy”.