Firenze– In Toscana la pandemia è stata contenuta grazie alla preminenza del sistema sanitario regionale pubblico, ma fra i protagonisti di questa emergenza ci sono state anche parti della sanità privata, del terzo settore, del sistema degli appalti nei servizi ospedalieri e sanitari in genere. In quel frangente, organizzazioni sindacali e politica sono stati capaci di fare sintesi e riconoscere il valore del sistema sanitario e di tutte le donne e gli uomini che con il loro lavoro hanno garantito il contenimento dei contagi.
“Per realizzare questa volontà politica comune sono stati necessari tre accordi sindacali, una legge e vari atti amministrativi per un riconoscimento economico a chi stava in prima linea in quella che è stata paragonata ad una guerra.
Nella stagione degli eroi della sanità, ritratti coi volti segnati dalle mascherine e con le braccia abbandonate alla stanchezza, fin da subito ci siamo impegnati in un confronto con la Presidenza della Regione affinché venisse riconosciuto lo sforzo straordinario di tutte le lavoratrici e dei lavoratori della sanità. Messa da parte la retorica, ci si è impegnati per un riconoscimento concreto: oltre 47 milioni di euro stanziati, un elemento economico aggiuntivo per il personale sanitario, un segnale forte di gratitudine per il lavoro svolto in una fase drammatica.
Avevamo capito subito che non sarebbe stato facile chiudere questo accordo, sperimentale e unico in Italia, così come sapevamo che sarebbe stata solo la prima tappa di un percorso: va incluso anche il personale operante nei servizi affidati in appalto e convenzione, i lavoratori delle Rsa e della sanità privata convenzionata, delle cooperative, gli addetti alla sanificazione, i conduttori di mezzi di soccorso, in breve tutti i lavoratori che hanno operato rischiando il contagio e garantendo il servizio.
Sappiamo che non è facile costruire i presupposti normativi per un'operazione di questo tipo: è complessa, ma indispensabile per non alimentare disuguaglianze. Oggi, l'imminenza del voto regionale e l'attività economico-finanziaria limitata all'ordinario della Regione hanno congelato il percorso che avrebbe dovuto equiparare lavoratori pubblici e lavoratori privati -scrivono Bruno Pacini (segretario generale Fp Cgil Toscana) e Stefano Nicoli (segretario generale Filcams Cgil Toscana)- La trattativa per noi non è tuttavia conclusa: da chi si candida a governare la Toscana ci aspettiamo che arrivi da subito un segnale forte che confermi gli impegni già presi con tutti i lavoratori.
La ripresa dei contagi è un dato indiscutibile e allarmante, che ci richiama subito alla memoria la velocità con cui le curve esponenziali impattano in primo luogo sul nostro sistema sanitario. Abbiamo un dovere verso chi in questa lotta al virus è stato in prima linea: sono gli stessi lavoratori che saranno pronti anche domani, se dovesse servire”.
“C’è un impegno del ministro della Salute Speranza a dare alle Regioni il 50% delle risorse necessarie per modificare il contratto dei lavoratori della sanità privata, la Regione Toscana dovrà distribuire le risorse che arrivano dal Governo centrale ma ancora mancano le delibere con cui stabilire le modalità di distribuzione tali risorse. Finché la Regione non stabilisce le modalità non possono essere adeguati i contratti dei lavoratori della sanità privata. Quindi adesso è tutto nelle mani di Rossi e della Saccardi: basta fumo negli occhi, serve mettere nero su bianco -dichiara il Consigliere regionale Paolo Marcheschi (Fdi) che ha presentato un’interrogazione urgente alla Giunta regionale- E’ comunque l’ora di finirla di vedere la sanità privata, sia che siano Rsa che Case di cura, come concorrente di quella pubblica.
La centralità della sanità pubblica è fondamentale anche per il Centrodestra ma per aver un’ottima sanità pubblica abbiamo bisogno di trattenere i medici migliori negli ospedali e quindi va loro riconosciuto il regime di intramoenia e avere un rapporto sereno con le attività private ospedaliere e Rsa. Analogamente a quello che sta succedendo nel servizio di emergenza-urgenza con le Misericordie, testimonia se il rapporto tra pubblico e privato è corretto si possono avere risultati virtuosi sia in termini di costi che di efficienza per i pazienti.
Anche durante l’emergenza coronavirus le Case di cura private hanno svolto alla grande il loro ruolo mettendo a disposizione le proprie sale operatorie per interventi programmati dagli ospedali che nel frattempo era stati trasformati in aree Covid”.