Sono stati trattati in questi giorni all’Ospedale San Jacopo i primi due pazienti con gli anticorpi monoclonali. Si tratta di due donne pistoiesi, di 73 e 86 anni. La somministrazione, da parte degli infettivologi è avvenuta nello specifico Ambulatorio, appositamente allestito e protetto, all’interno del setting D- Covid19.
“Entrambe le pazienti non hanno avuto al momento alcun effetto indesiderato”, fa sapere il dottor Pierluigi Blanc, direttore del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale e della struttura Operativa Complessa Malattie Infettive 2 (Pistoia e Prato).
La dottoressa Lucilla Di Renzo, direttore sanitario ha aggiunto: “ la terapia con gli anticorpi monoclonali è una importante opportunità per molti pazienti, soprattutto coloro che sono più a rischio di sviluppare forme gravi della malattia. Nel nostro Ospedale abbiamo aperto un ambulatorio per la somministrazione e auspichiamo che i pazienti selezionati siano numerosi, così da ridurre anche le ospedalizzazioni e soprattutto i ricoveri nelle terapie intensive”.
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Le somministrazioni al San Jacopo vengono effettuate per ora tre giorni alla settimana (lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9 alle ore 13): nel caso la domanda dovesse aumentare, saranno ampliati gli orari dell’ambulatorio; sono gli specialisti infettivologi insieme agli infermieri che gestiscono l’intero percorso: dall’accoglienza alla somministrazione del farmaco (per via endovenosa) fino alla sorveglianza del paziente.
La durata del trattamento è di circa un’ora ed un’ulteriore ora è necessaria per l’osservazione prima che il paziente faccia ritorno al proprio domicilio.
Domani altri due pazienti riceveranno la terapia e una terza è prenotata per venerdì. “Sono pazienti affetti da patologie croniche, come ad esempio cardiopatici, diabetici, obesi, dializzati e per ricevere il farmaco - prosegue Blanc- - non devono avere necessità di ossigenoterapia per COVID-19 e aver contratto l’infezione da non più di dieci giorni perché la terapia possa essere efficace secondo i criteri stabiliti da Aifa. Sono persone che hanno un maggiore rischio di sviluppare il Covid nella sua forma più severa e sono quindi i soggetti che devono essere identificati precocemente per essere candidati a questo tipo di trattamento”.
Gli anticorpi monoclonali si legano alla proteina “spike” di superficie del coronavirus bloccandone la penetrazione all’interno della cellula bersaglio
Prosegue il dottor Blanc: “per combattere ancora più efficacemente il virus abbiamo ora disponibili farmaci con due anticorpi monoclonali che rendono più apprezzabile il farmaco in quanto riducono il rischio che la presenza delle eventuali varianti Covid19 possa ridurne l’efficacia”.
Ad oggi sono state consegnate al San Jacopo 209 dosi di anticorpi monoclonali da utilizzare in combinazione
“L’assegnazione di questo importante quantitativo – aggiunge la dottoressa Lucilla Di Renzo- è in relazione all’incidenza dell’infezione nel nostro territorio rilevata nelle scorse settimane e comunque ci consentirà di curare nel nostro ospedale davvero molti pazienti”.
Roberto Gusinu, direttore sanitario Azienda ospedaliera universitaria senese, è stato ospite del programma "L'imprenditore e gli altri" condotto da Stefano Bandecchi, fondatore dell'Università Niccolò Cusano, su Cusano Italia Tv (canale 264 dtt).
Sugli anticorpi monoclonali. “Abbiamo iniziato questa cura ieri, il primo paziente che aveva i requisiti per il reclutamento è stato trattato nel primo pomeriggio, ha fatto nel giro di un’ora la somministrazione degli anticorpi e poi è stato successivamente valutato per un’altra ora in osservazione e poi è tornato al suo domicilio –ha spiegato Gusinu-. Ci sono delle caratteristiche per cui i soggetti possono essere reclutati. Innanzitutto è necessario considerare che il soggetto non abbia la malattia in fase avanzata, i pazienti infatti devono essere trattati entro i primi 10 giorni dalla positività.
Chiaramente dobbiamo considerare che non tutti possono accedere a questo tipo di cura, sono soggetti di età superiore ai 12 anni, non ospedalizzati e che abbiano quei fattori di rischio individuati come aggravanti per lo sviluppo della malattia, parliamo quindi di pazienti diabetici, ipertesi, persone dializzate, con malattie cardiache o problematiche di immunodeficienza. I soggetti reclutabili vengono valutati tali dai medici delle unità che sono preposte alla valutazione dei soggetti covid-positivi, se riscontrano le caratteristiche adatte chiamano il nostro centro, si confrontano con il nostro infettivologo, e se è confermata la possibile idoneità viene portato in ospedale, trattato e poi successivamente ripreso in carico sia dai medici del territorio sia dai nostri infettivologi”.
Sull’uso dei monoclonali. “Ci sono diversi fattori per cui non sono ancora molto utilizzati, sicuramente i costi rientrano tra questi fattori. Ma dobbiamo considerare che si tratta di terapie nuove, bisogna avere pazienza, un po’ come per la vaccinazioni, man mano che la scienza elabora delle risposte le mette a disposizione dei sistemi e chiaramente questi si attrezzano”.
Sull’aumento dei ricoveri per covid. “Per quanto ci riguarda, col passare dei giorni c’è stato un incremento dei casi, tanto che la nostra azienda ha preparato un piano di espansione per la riconversione dei posti letto non covid in posti letto covid. Abbiamo destinato un intero padiglione solo ai pazienti covid, questo al momento non è più sufficiente perché i numeri sono saliti e abbiamo dovuto riconvertire altri reparti. Attualmente sono impiegati 120 posti letto per il covid, abbiamo 27 posti letto per la terapia intensiva covid e ne sono attivi 22. Si è abbassata l’età media dei ricoveri, nella prima ondata eravamo sopra gli 80 anni, ora siamo scesi tra i 65 e i 75 anni. Abbiamo anche pazienti più giovani, anche soggetti positivi in età pediatrica, fortunatamente non con sintomatologia covid, erano stati ricoverati per interventi chirurgici ma erano positivi al coronavirus”.
Sugli operatori sanitari no vax. “Ce n’è qualcuno anche da noi, stiamo facendo un’operazione di moral suasion, contiamo molto sul supporto dei colleghi che si sono vaccinati. Ovviamente strumenti legislativi di appoggio aiuterebbero”.