Si sono concluse da quasi dieci giorni a Firenze le sfilate di alta moda che attraverso 'Pitti immagine 2016' hanno presentato ad addetti ai lavori, curiosi, giornalisti e tanti compratori, le collezioni di molti importanti marchi italiani e stranieri per il prossimo periodo invernale.
Numerosi gli eventi che hanno attratto l'attenzione soprattutto all'interno della Fortezza da Basso di Firenze, così come c'è chi ha scelto luoghi all'esterno delle mura medicee del capoluogo della Toscana per mettere in mostra la propria idea di 'ben vestire' e la propria filosofia lavorativa. Un esempio sotto quest'ultimo punto di vista è Mason's, premiata Azienda di Abbigliamento dal 1974, dal cuore toscano, ma che ha saputo nel tempo conquistare riconoscimenti in Italia e nel mondo, con numeri sempre più positivi sia in termini di vendite che di apprezzamenti per i propri prodotti.
Quando parli di Mason's inevitabile pensare a Nicola Martini, che ha scelto ancora una volta il Conventino dell'hotel 'Four season' per mostrare ai suoi amici, prima ancora che ai possibili acquirenti, la sua filosofia. Il marchio Mason's che possiede un proprio negozio monomarca a Forte dei Marmi, ha deciso di raccontarsi con una sfilata, un vero e proprio show, che ha visto modelli sfilare su una passerella fra ciak cinematografici e scene da film che sono rimasti nella memoria collettiva di tutti noi.
Nicola Martini decide di andare controcorrente visto che in un periodo di tempi cupi, mostra i suoi prodotti fra umorismo ed esaltazione di una eccellenza del Belpaese come è il mondo del cinema? “Non so se sono uno controcorrente. So che ho voluto mostrare la mia collezione riprendendo un po' il mondo di Cinecittà, soprattutto nel periodo degli anni '50 quando proprio quel luogo era una eccellenza incredibile perché ogni stagione con Mason's vogliamo rifarci al racconto del nostro posto, del nostro Paese, dove ci sono delle cose che non vengono apprezzate così tanto.
Quindi è importante che il mondo della moda racconti un pezzo del percorso della storia italiana. Ad esempio tutti i materiali dei nostri prodotti sono autenticamente italiani ma questa volta abbiamo voluto esaltare anche tutte le tantissime applicazioni che abbiamo fatto, anch'esse fatte tutte da imprese italiane, molte sono toscane. Molti lo sanno ma e' bene ripetere questo concetto: solo noi siamo bravi a fare certe cose particolari, abbiamo un'eccellenza tale che ci permette di fare degli oggetti particolari che rendono il nostro capo molto più sofisticato.
Dobbiamo raccontare queste cose, questo percorso nuovo, nel senso che è tanto che lo facciamo ma nuovo a livello comunicativo. Non c'entra niente con il mondo della moda ma mi è molto piaciuto come finalmente si sia capito come promuovere i nostro musei. Ho trovato meravigliosa la trasmissione di Alberto Angela 'Stanotte a Firenze'. E' stata eccezionale perché ha reso l'idea di cosa ci sia a Firenze, dentro gli Uffizi. Se noi impariamo a far capire che è nato tutto qui, la bellezza ed il buongusto nasce a Firenze, noi riusciamo finalmente a trasferire questo, dopo tanti anni, dopo che altri per tanti anni gli altri, non avendo nulla, ci hanno rubato le cose più importanti, e parlo ad esempio di turisti, di business, di gente che viene a vedere; non può che essere un bene.
Anche perché la gente che ci impara a conoscere, capisce la nostra bellezza, le nostre abilità, compra i nostri prodotti e trasferisce certi messaggi in giro per il mondo. Dobbiamo riuscire a trasmettere il pensiero che certe cose negli altri paesi non si possono fare, non hanno la cultura per poterlo fare, e non parlo di nazioni lontane nel mondo, ma di paesi europei che non hanno questo tipo di filosofia. Dobbiamo essere bravi a trasferire la nostra cultura, i nostri materiali, le nostre eccellenze, in giro per il mondo”.
Siamo un Paese che, non solo nella moda, si racconta male? “Dobbiamo metterci in testa, dobbiamo capire che in giro per il mondo non hanno nulla. Penso agli Stati Uniti ma anche alla Francia. Io adoro Parigi, ci vado sempre volentieri, ma in confronto a noi su certi campi 'non partono nemmeno'. Riescono a vendere l'aria fritta. Non hanno nessun tipo di patrimonio, non hanno delle basi culturali, eppure riescono a vendersi meglio di noi. Noi invece che avremmo tutto per raccontare il meglio di quello che ci appartiene, non sappiamo trasmettere i messaggi giusti e quello che ci rendere unici.
Manca la cultura comunicativa. Oggi che è tutto globalizzato e che sarebbe facilissimo mandare certi tipi di messaggi, potremmo riempire il mondo delle cose che l'Italia ha, ed invece non avviene. Io sono un'azienda italiana che non chiede aiuto allo Stato italiano, perché secondo me ciò non deve avvenire, ma dobbiamo unirci a livello comunicativo per far si che si capisca che un prodotto acquistato in Italia ha un valore unico, inimitabile, in modo che si aumenti il business e che le persone che vivono in Italia stiano meglio.
Ho lavorato negli Stati Uniti e posso dire che questo concetto gli americani lo hanno acquisito da tempo perché sono bravissimi nel raccontarsi. Sono talmente bravi a farlo, che sembra sempre vero ciò che dicono”
Orgoglioso di aver creato un prodotto senza una spinta pubblicitaria che spesso 'droga' anche l'alta moda? “In certi momenti ed in certi frangenti si. Riconosco il fatto di aver questa mentalità unica. Sono felice di aver costruito un messaggio. Chiaro che ci vuole nel tempo. Nel mondo dell'abbigliamento per creare un 'life-style' serve un periodo medio-lungo, e penso a 30-40 anni. Noi abbiamo ancora tanto da lavorare però sono felice di aver capire come fare, dove agire nel nostro mondo. Il nostro percorso è ancora lungo, però abbiamo una buona base di partenza. Certo, facciamo prodotti piacevoli, che hanno un carattere deciso, sono riconosciuti, i nostri clienti sono affezionati da un sacco di tempo, e vogliono rimanere fidelizzati. La cosa più bella è che a chi ci sceglie sembra di fare un affare: pesano il prodotto che comprano e sanno che quello stesso prodotto ha un valore maggiore di quello che realmente costa”.LC