Villa Cherubini: a rischio sfratto e perdita di posti di lavoro

La Casa di Cura occupa circa 80 lavoratori, oltre l’indotto, con un totale complessivo di circa 120 lavoratori. I sindacati faranno un presidio davanti il Comune di Firenze il giorno 5 gennaio 2010, dalle ore 10:30 alle ore 13.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 dicembre 2009 20:29
Villa Cherubini: a rischio sfratto e perdita di posti di lavoro

I sindacati FP-CGIL, CISL-FP, UIL-FPL, hanno deciso di organizzare un presidio davanti al Comune di Firenze per denunciare, ai cittadini ed alla stampa, le gravi ricadute occupazionali che si possono prevedere in conseguenza dello sfratto della Casa di Cura Villa Cherubini da parte dell’Ordine religioso propietario dell’immobile. La Casa di Cura occupa circa 80 lavoratori, oltre l’indotto, con un totale complessivo di circa 120 lavoratori. I sindacati faranno il presidio il giorno 5 gennaio 2010, dalle ore 10:30 alle ore 13. Per tale occasione hanno richiesto al sindaco Matteo Renzi ed a monsignor Giuseppe Betori di essere ricevuti insieme a una delegazione di lavoratori. Interpellato il professor Mario Bigazzi, proprietario della clinica, abbiamo appreso che l’azienda Casa di Cura Villa Cherubini venne acquistata dallo stesso Bigazzi nel 1991, mentre l’immobile veniva preso in affitto con l’impegno ad acquistarlo successivamente.

Nel frattempo Bigazzi provvedeva a ristrutturare l’immobile. Ma l’Ordine religioso proprietario alla scadenza dell’affitto non ha voluto cedere l’immobile alla Casa di Cura preferendo averlo libero, forse per venderlo ad un prezzo più alto ad altri acquirenti. Bigazzi, di fronte a tali difficoltà, aveva acquistato un ambiente a San Domenico dove con adeguata ristrutturazione avrebbe potuto trasferire l’attività. L’intervento della Magistratura bloccava però i lavori. A questo punto si è mosso anche il sindacato per evitare lo sfratto da parte dell’Ordine religioso e quindi la perdita di posti di lavoro altamente qualificati.

Infatti, se dovesse aversi lo sfratto Bigazzi sarebbe costretto a chiudere l’azienda e licenziare tutti i lavoratori.

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