di Montecristo FIRENZE- Ma dove sono finito? E' questo che avrà pensato oggi il turista che ha impiegato un'ora per percorrere in taxi via Nazionale, in direzione della stazione ferroviaria, destinazione che ha raggiunto quando il suo treno era già partito. La stessa cosa che avrà esclamato quell'altro viaggiatore straniero a cui non sono bastate due ore per attraversare in pullmann la città alla volta dell'aeroporto di Peretola, dove è giunto naturalmente ben dopo il decollo del suo aereoplano. Complice una pioggia, battente per molte ore, con conseguenti incidenti stradali ed evitabili ingorghi dei curiosi, e le recenti modifiche della viabilità, Firenze oggi ha vissuto una giornata per gran parte nel traffico impazzito, con autobus incolonnati come elefanti lungo le ormai inutili preferenziali e vigili urbani impotenti a cui non rimaneva altro che allargare le braccia sotto gli occhi degli automobilisti disperati. Ma non potrebbe essere altrimenti.
La nostra è una città con un centro storico medievale, una conca di colline che lambiscono il fiume, un numero insufficiente di ponti e una ferrovia che ancora oggi taglia in due l'area urbana, senza adeguati scavalchi, o sottopassi viari. Non basta? In questa situazione Firenze si è concessa il lusso di un trasporto pubblico storicamente carente e un tasso di motorizzazione privata tra i più alti del mondo. Non è ancora sufficiente? Allora aggiungiamo anche l'area pedonalizzata in centro, la zona a traffico limitato e quelle a sosta controllata.
Di più? Buttiamoci pure un cantiere di sei anni per realizzare una sola linea tramviaria che costa oro quanto pesa e che taglia in due la città con due cordoli, perpendicolarmente all'asse fluviale? Toh! Il traffico veicolare è collassato... Ma allora -diranno i nostri amici stranieri- sono vere le barzellette che circolano in Europa, quelle che ritraggono gli Italiani come il popolo più ignorante del continente.
Infatti in un disastro tale la scelta più innovativa sarebbe, al contrario, di liberalizzare la circolazione senza limitazioni e rinunciare almeno alla nostra prosopopaica ipocrisia. Invece no: facciamo finta di essere i migliori. Oggi infatti la città celebrava la Festa della Toscana, il primo stato al mondo ad abolire la pena di morte. Granducato all'avanguardia duecento anni fa? O colpo di genio della Firenze contemporanea che ha preferito commutare la pena capitale di un tempo nel moderno ergastolo veicolare collettivo?