“Il povero Magdaleno Rabena, il filippino di 70 anni, infermo a letto, reduce da ictus, che parla a malapena, reduce da un ricovero di urgenza avvenuto pochi giorni fa per attacco epilettico, attualmente anche affetto da broncopolmonite, oltre alle vicissitudini di salute, continua a trovare ostacoli da parte della burocrazia dello Stato italiano, nonostante le recenti sentenze del Tribunale”, lo rendono noto i Verdi della Toscana, che seguono il caso fin dall’inizio, e l’Associazione italo-filippina Giustizia e Diritto.
“Rabena – ricordano Mauro Romanelli e Vladimiro Barberio, a nome dei Verdi della Toscana e di Giustizia e Diritto – aveva inizialmente ricevuto il nulla osta al visto d’ingresso per ricongiungimento familiare dalla Prefettura, che poi lo aveva annullato. Questo annullamento, su ricorso dell’avvocato dell’Associazione Giustizia e Diritto, era però stato bocciato dal Tribunale, con sentenza del 23 ottobre scorso”. “Quindi ora il visto di ingresso dovrebbe essere valido, e dovrebbe costituire il primo passo per il permesso di soggiorno, che consentirebbe a Rabena e alla sua famiglia, innanzitutto, di godere di una situazione psicologica di maggiore sicurezza e tranquillità, inoltre di richiedere la pensione di invalidità allo Stato italiano, per potersi meglio curare”. La risposta della Questura sembra gelare però ogni speranza.
“Il permesso di soggiorno - si legge nella risposta inviata all’avvocato Laura Innocenti - è subordinato al visto d’ingresso per ricongiungimento familare”. “Solamente che il visto di ingresso deve essere ritirato nelle Filippine, dove, appunto, Rabena non può recarsi, altrimenti rischia la vita. Siamo di nuovo allo stesso paradosso che impediva di rilasciare il nulla osta, e su cui però il Giudice si è già espresso: non si può chiedere a chi è impossibilitato, di recarsi all’estero, e ciò non può costituire un impedimento per la fruizione di diritti costituzionalmente garantiti” fanno sapere Verdi e Giustizia e Diritto. “Siamo preoccupati del fatto che la Questura sembra privilegiare ancora i formalismi burocratici rispetto allo spirito della sentenza – concludono Romanelli e Barberio - speriamo almeno che l’altro iter che abbiamo nel frattempo avviato, la richiesta di permesso per motivi di salute, vada presto a buon fine”.