Le speranze dei giovani imprenditori italiani, la musica di Woodstock a quarant’anni dal festival, la Tunisia mai vista e la Germania divisa. Sono alcune delle tematiche che verranno raccontate dalla cinepresa della 50esima edizione del Festival dei Popoli che parte oggi, 1 novembre, presso i Cinema Odeon e Spazio Uno. Al Cinema Odeon, in prima serata l’omaggio ai 50 anni del Festival con la proiezione d’archivio de I dimenticati di Vittorio De Seta (21.30) sulla difficile vita di un piccolo paese calabrese nel 1959, tra la durezza della quotidianità e l’attesa di un’antichissima festa tradizionale.
L’inaugurazione del Festival avverrà, a seguire (22.15), con la proiezione dell’anteprima nazionale di Woodstock. Now and Then diretto da Barbara Kopple sull’evento musicale del 1969 che segnò una svolta epocale. Nella pellicola i “tre giorni di pace e musica” sono raccontati dai suoi protagonisti: Michael Lang, ideatore del Festival e Michael Wadleigh, regista del film-concerto. Aneddoti, testimonianze e riprese inedite ricostruiscono i retroscena del concerto più famoso della storia del rock. La prima giornata parte alle 15:00 con la prima italiana di La Terre de la folie di Luc Moullet, presentato al Festival del cinema di Cannes 2009, il documentario racconta le stranezze di una zona ostica e poco accessibile della Francia in cui accadono strani e orribili crimini accaduti nel corso dei decenni.
Il regista, in un racconto a tratti comico, intende scoprire quale terribile segreto cela la “Terra della follia”. Le paure e le speranze dei giovani imprenditori italiani alle 16:45 vengono raccontate in anteprima nazionale con la proiezione di Grandi speranze di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti (presentato in prima mondiale al 62° Festival di Locarno). E’ un pittoresco ritratto di tre giovani imprenditori italiani: Antonio forma i leader del futuro, Federico cerca fortuna in Cina e Matteo porta avanti l’azienda di famiglia.
Il tutto in un’Italia in attesa di una nuova classe dirigente. La Tunisia e un piccolo paese nella sua quotidianità è descritta nell’anteprima europea (alle 18:40) di Vivre ici di Mohamed Zran. Protagonista dell’opera è la cittadina di Zarzis (nel sud della Tunisia) in cui la vita degli abitanti si sviluppa intorno alla bottega di Simon, un vecchio commerciante ebreo. Qui s’incontrano tutti i giorni un maestro di scuola progressista, un pittore sognatore, una sensale di matrimoni e una folla di persone comuni. Allo Spazio Uno, la prima giornata inizia con la sezione Sette anni di cinema documentario che ripercorre i fermenti, le correnti, le forme, i dibattiti, i luoghi e i momenti dal 1958 al 1965 in cui il Festival dei Popoli è nato.
Alle 15:30 con Les Raquetteurs di Michel Brault e Gilles Groulx. Siamo nel 1958, durante un convegno annuale di “ciaspolatori” e Brault gira le immagini di quello che dovrebbe essere un reportage per un “magazine” televisivo. A seguire La casa delle vedove di Gian Vittorio Baldi e We Are the Lambeth Boys di Karel Reisz, ritratto del passaggio dall’adolescenza all’età adulta di un gruppo di ragazzi nella Londra di fine anni Cinquanta. Alle 17.30 è la volta della sezione dedicata al ventennale della caduta del muro di Berlino con l’omaggio al documentarista Thomas Heise a cui il Festival dedica la retrospettiva completa.
Verrà proiettato Neustadt, girato in una piccola città vicino a Lipsia che aveva 800 mila abitanti, diventati 150 mila dopo la caduta del muro perché è fallita un’industria di materiali plastici che dava lavoro alla maggioranza degli abitanti. Di seguito, alle 19.30, la prima italiana di We don't care about music anyway di Cédric Dupire e Gaspard Kuentz, ambientato a Tokyo dove otto musicisti parlano del loro lavoro e delle simbiosi che le loro performance musicali hanno con le forme della città.
Chiude le proiezioni, alle 21.30, la replica di La Terre de la folie di Luc Moullet. Lunedì 2 novembre da sottolineare l’anteprima italiana de Les arbitres, un documentario ambientato durante gli Europei di calcio nel 2008, in Svizzera e Austria, che segue passo passo i direttori di gara e ne svela le conversazioni sul campo e ne racconta le tensioni e le paure. Cosa provano gli arbitri di fronte agli insulti e alle minacce dei tifosi? Presenti in sala 20 arbitri della Uefa.