Neil Blomkamp è un giovane regista sudafricano che quattro anni fa diresse un corto dal titolo "live in Jo'Burg", prodotto dal suo caro amico Sharito Copley, dirigente e autore televisivo di successo nel suo paese. Ora i due, complice un grasso americano chiamato Peter Jackson, ampliano la storia raccontata nel cortometraggio e con un altisonante budget di 30 milioni di dollari sfornano questo "District9" che vede il buon Copley addirittura nelle vesti di attore. District9 è un film intelligente e ben fatto, dove gli effetti speciali sono funzionali alla storia e la fantascienza è solo di facciata : come sempre il buon cinema di genere si traveste da B Movie per parlarci dell'attuale e del mondo che stiamo vivendo, sfoderando tematiche autoriali in veste di film d'azione. Visivamente ben congegnato e al passo coi tempi, girato per tutta la prima parte come un mockumentary, il film racconta un presente "alternativo " : gli alieni sono sbarcati sulla terra ben 28 anni fa, e hanno "parcheggiato" la loro astronave su Johannesburg.
Fisicamente ributtanti, simili a dei gamberoni (epiteto offensivo a cui è facile sostituire la parola "negri" nell'economia geografica della storia ) gli alieni sono stati ghettizzati nel distretto 9 ( il numero...capovolto di 6, il distretto -reale - della popolazione di colore ai tempi dell'Apartheid ) dove organizzati in baraccopoli rifiutano (non possono) integrarsi. Rubano , frugano nei rifiuti, scommettono illegalmente, si cibano per lo più di cibo per gatti, per il quale barattano le loro sofisticate armi spaziali (che gli umani non sanno usare) con la malavita nigeriana presente nello stesso ghetto.
Insomma, non sono graditi, tanto ai bianchi quanto ai neri sudafricani. Un dirigente di una potente multinazionale (Copley), interessata per lo più alle loro armi, si incarica di organizzare il trasferimento della comunità aliena dal District 9 ad una nuova area destinata a loro ; ma mentre svolge zelante il suo compito, assurdo e con punte di idiozia pura ( gli alieni costretti a "firmare" una ingiunzione di sfratto, redatta in una scrittura e una lingua che difficilmente possono padroneggiare ) , si contamina con una sostanza che ne induce la progressiva mutazione in uno di loro .
Il buon Wikus Van de Werde inzia così il suo calvario , che lo porterà ad un radicale cambio di prospettiva nei riguardi degli alieni, così come avviene anche al pubblico. Scoprirà che dietro le ributtante facce da insetto, ci sono due occhioni tristi e espressivi ; che la loro tecnologia è evolutissima, e che sono in tutto e per tutto...persone, come noi. Anche se sembrano crostacei. La mutazione di Wikus diviene allora anche interiore. Anche l'inetto e codardo funzionario, man mano che il suo corpo diviene quello di un gamberone con tanto di chele, si scopre umano e sacrifica sè stesso per consentire agli insetti spaziali di riattivare la propria astronave e andarsene.
E nel finale lo vediamo interamente mutato, confezionare una rudimentale rosa origami con i detriti del distretto, ultimo gesto ancora a lui possibile per mantenere un rapporto con la fidanzata umana che lo crede disperso. Un gesto umano. Perchè umani sono i Gamberoni, non gli uomini, in questo film. Geniale, divertente e profonda riflessione sull'Apartheid, proveniente proprio dal paese che ne ha determinato il conio del termine,District9 è un film che forse non sarà mai citato fra i capolavori assoluti della storia del cinema ; ma è ben girato , ben scritto e soprattutto ben pensato.
E non è roba da poco, di questi tempi. Marco Cei