“Non ci sono più i topi di biblioteca”, dice Mauro Guerrini, fiorentino, professore di Biblioteconomia all’Università di Firenze, “scaffali impolverati, ragnatele, schedari scritti a mano, ambienti severi appartengono al passato. Oggi la biblioteca parla inglese, naviga sul web, usa l’informatica, guarda al futuro. E, finanze permettendo, investe nella modernità, sempre più cosciente di se stessa e della propria funzione”. Guerrini presiede il comitato organizzatore del 75° congresso della International Federation of Library Associations and Institutions (Ifla) che si terrà a Milano a fine mese, ma che in questi giorni sta dando vita a Firenze a tre diversi convegni satelliti organizzati dal 17 al 21 agosto all’Istituto degli Innocenti, nell’aula magna dell’università e all’auditorium del Consiglio regionale, con il coordinamento della Fondazione Rinascimento Digitale. “Tre importanti convegni collaterali”, dice il professore, “ma Firenze ha perduto una straordinaria occasione economica e culturale.
Avrebbe infatti potuto ospitare l’intero congresso Ifla da 5.000 persone, con una ricaduta sulla città di 10-15 milioni di euro, tra alberghi, ristoranti, negozi, trasporti e quant’altro. Ci abbiamo lavorato per anni, con un comitato composto dalle principali istituzioni, enti locali, università, biblioteca nazionale, istituto di storia della scienza e la stessa Confindustria. Purtroppo l’inadeguatezza del Palazzo dei Congressi e della Fortezza ha fatto la differenza. Manca una sala da 5.000 posti, mancano servizi all’altezza.
Oltre al fatto che l’aeroporto è insufficiente. Così è stata scelta Milano”. Tornando alle biblioteche, Guerrini spiega che per sopperire alla mancanza di fondi pubblici il modello da imitare è senza dubbio quello americano, ovvero una gestione che attinga a sponsor privati. “Negli Stati Uniti”, ricorda, “le biblioteche sono autentiche istituzioni della cultura che calamitano cospicui investimenti, sia a livello istituzionale che appunto con sponsor privati. In Italia tutto ciò ancora non è possibile, ma prima o poi dovremo anche noi seguire questa strada”. Che cosa suggeriscono i dati sul pubblico delle biblioteche italiane? L’Istat certifica che, mediamente, ne fa uso solo il 12 per cento della popolazione sopra gli 11 anni.
Cifre che aumentano al Nord e che crollano al Sud. “Colpa degli scarsi investimenti nel settore”, dice Guerrini, “In Toscana, Emilia, Lombardia, Veneto, Piemonte, dove più elevati sono i finanziamenti ci sono biblioteche migliori e anche gli utenti sono ben più numerosi". A Firenze, vera capitale italiana ed europea delle biblioteche, la situazione è molto articolata. Lo Stato gestisce la Nazionale Centrale, la Marucelliana e la Laurenziana, mentre la Regione ha investito molto sulle biblioteche comunali che, a giudizio di Guerrini, sono tra le più attive e dinamiche del paese, per di più ben collegate da una rete informatica, con una qualità media di livello europeo, più alta di quella italiana.
Poi ci sono le biblioteche delle tre università toscane, Firenze, Pisa e Siena, della Scuola Normale, della stessa università europea. Gli atenei di Firenze e Siena hanno investito molto anche sulla biblioteca digitale. In sostanza la Toscana vive a suo modo una situazione di privilegio. “Anche se”, sostiene Guerrini, “siamo ancora lontani dal riconoscere alle biblioteche lo status di motore dello sviluppo, sia culturale che economico, come invece sta emergendo da alcune ricerche negli Stati Uniti”.