A Sollicciano i detenuti hanno inscenato una specie di rivolta. Lenzuola a fuoco in carcere. Proteste dei 950 detenuti si sono verificate stamani intorno alle 10.30, e ieri notte fra le 23 e l'una. Stamani la protesta si sarebbe limitata al reparto giudiziario, mentre ieri sera si sarebbe estesa a tutto il penitenziario. La tensione all'interno di Sollicciano è stata altissima fino a quando tutta la zona non è finita sotto stretto controllo. I detenuti urlavano 'Libertà'. Il Carcere di Sollicciano dal 1983 è il principale istituto di detenzione di Firenze, e si trova in via Girolamo Minervini 2/r.
Nei giorni scorsi diversi politici e amministratori pubblici avevano visitato la struttura e l'attiguo Istituto per minori, dedicato alla memoria di Mario Gozzini. Il fatto che dopo la visita sia scoppiata una rumorosa protesta rientra nella logica concatenazione degli avvenimenti. “L'Amministrazione comunale intervenga subito per garantire le necessarie condizioni igienico sanitarie e nuove strutture per l'applicazione delle misure alternative per i detenuti del carcere di Sollicciano. Solo così Firenze potrà riportare la situazione in condizioni degne di uno Stato civile”.
E' la richiesta di Ornella De Zordo capogruppo di perUnaltracittà all'indomani della protesta avvenuta ieri nel penitenziario cittadino. “L'Amministrazione comunale faccia la sua parte e adotti iniziative per risolvere urgentemente l'emergenza perenne che Sollicciano, insieme ad altre strutture nella nostra regione, vive ormai da troppo tempo fra sovraffollamento e mancanza dei servizi essenziali. Per fronteggiare questa situazione il Comune può, secondo le proprie competenze, intervenire concretamente per affermare il principio della totale internità del carcere rispetto alla città”.
De Zordo prosegue chiedendo, in particolare, al Comune di “garantire, attraverso la Azienda sanitaria e la Società della Salute, le condizioni di vivibilità della struttura, oggi del tutto insoddisfacenti, e di applicare finalmente la riforma Bindi del 1999 sul passaggio della sanità penitenziaria al Servizio sanitario nazionale, ribadita dal decreto della presidenza del consiglio dei ministri del 1° aprile 2008”. “E' necessario – sottolinea ancora la capogruppo di perUnaltracittà – inoltre garantire l'applicazione delle misure alternative previste dalla legge, di cui molti detenuti, pur essendo nelle condizioni di farlo, non possono oggi usufruire perché non hanno una casa o un lavoro.
Per questo – conclude De Zordo - il Comune metta in pratica le opportune politiche sociali, affrontando la più generale e drammatica questione abitativa e dotandosi di una rete di appartamenti per le misure alternative alla detenzione, quanto più possibile autogestiti dagli stessi detenuti”. (mf)