Il BarCamp, sorta di conferenza-discussione autogestita si è tenuta per la prima volta nel Salone de’ Cinquecento di Palazzo Vecchio dalle 10 alle 18. L’iniziativa è promossa dall’assessore alla cultura e alla contemporaneità Giuliano Da Empoli con l'obiettivo di conoscere gli operatori culturali fiorentini. Nel Salone, presente anche il Sindaco Matteo Renzi, c'erano quasi 300 iscritti, molti con computer portatile, intenzionati ad introdursi nella discussione.
Scelto lo slot in cui intervenire, all’ora prefissata i relatori avevano a disposizione 30 minuti per presentare i propri argomenti e discuterne con gli altri. Nello spazio simbolo di un governo formato da 500 cittadini e in cui lavorarono alcuni tra i più grandi artisti del Rinascimento, si è parlato di contemporaneità a Firenze. Di come far sì che lo straordinario patrimonio culturale fiorentino, anziché schiacciare il presente e il futuro, si trasformi in una leva per costruirlo. Gli argomenti presentati in questa sorta di Speakers' Corner sono stati i più vari: da Wikipedia e Firenze di Frieda Brioschi, a Firenze capitale del web sul turismo di Giancarlo Carniani, dagli studenti americani a Firenze di Aaron Craig alla "Stazione Leopolda: un luogo permanente dedicato alle arti performative contemporanee" di Maurizia Settembri, da L'Arte dello Spettatore di Claudio Ascoli a Media e Beni Culturali di Stefano Passigli. Difficile tirare le fila di una giornata vissuta da tutti con curiosità e divertimento e che è sicuramente servita al nuovo assessore per conoscere meglio gli interlocutori con cui dialogherà nel corso del mandato.
Meritorio anche l'intento di aprire un confronto appena investito della delega. Da parte di tanti l'auspicio comune è che l'esperienza di oggi possa ripetere in maniera continuativa per offrire un luogo di dialogo corale e permanente. La prossima, magari a settembre, Da Empoli avrà più tempo per consolidare la qualità dell'evento. Magari cambiando la collocazione, che nel prestigioso Salone dei Cinquecento non tutela i relatori multipli dal rimbombo e dal brusio del pubblico. Magari provvedendo alla raccolta degli interventi con una digitalizzazione, audio, video, o testuale non importa, che consenta dai partecipanti e all'Assessorato di rileggere con calma e approfondimento i contributi lanciati in contemporanea da così tanti relatori.
La digitalizzazione dei dati sarebbe un buon inizio per credere nel futuro della cultura a Firenze. di Nicola Novelli