Che- L'argentino e Che - Guerriglia - due film di Steven Soderbergh. Con Demiàn Bichir, Rodrigo Santoro, Benicio Del Toro, Catalina Sandino Moreno, María D. Sosa, Raúl Beltrán, Franka Potente, Joaquim de Almeida, Norman Santiago, Paty M. Bellott, Othello Rensoli, Pablo Durán, Ezequiel Diaz, Raúl 'Pitín' Gómez, Jorge Perugorría, Santiago Cabrera -
Biografico, durata 257 min. - Spagna, Francia, USA 2008. - Bim
Parleremo di “Che- L’argentino” e “Che- guerriglia” come fossero un’unica pellicola : più di quattro ore complessive, spezzettate in due singoli film, non sono bastate a Steven Soderbergh per raccontarci la figura di Ernesto “Che” Guevara.
E forse non era possibile altrimenti.
Diventato celebre per “Sesso bugie e videotape” , che a 26 anni gli fa vincere la Palma D’Oro di Cannes, Soderbergh ci ha regalato film solidi come “Erin Brockovich – il coraggio della verità” e soprattutto il meritato premio Oscar “Traffic” ; si è divertito a lungo con la serie di Danny Ocean con il sodale George Clooney, che ha fatto debuttare alla regia producendo i suoi primi due lungometraggi; e sempre con l’amico-attore feticcio ha realizzato Syriana come produttore .
Insomma, una carriera non banale, contraddistinta da scelte non facili, spesso lontane dalla logica hollywoodiana (pur essendo il suo entourage il top dello star system, si pensi a Damon, Pitt, Garcia e via dicendo ).
Questa volta, però, la sensazione è che il regista di Baton Rouge si sia lanciato in una sfida che non poteva vincere. E questo nonostante la grande interpretazione di Benicio Del Toro, che sembra il dottore argentino redivivo, nonostante alcune chicche registiche come la soggettiva finale della fucilazione del Che .
L’intento, chiaro, era quello di umanizzare il mito, di raccontare le gesta di un uomo ; ma Soderbergh si è perso nel raccontare nei dettagli sia la trionfale campagna cubana anti-Batista (di cui parla il primo film) sia la caduta personale nell’inferno boliviano che porta alla morte lo stesso Guevara. Troppa coralità, troppa quotidianità e troppo fuori fuoco il personaggio di Guevara; alla fine, non conosciamo quello che è stato forse l’ultima vera leggenda del nostro secolo; non lo conosciamo proprio come uomo, come persona, non sappiamo cosa lo anima.
Troppo poco ci è concesso dai flashback con Fidel o la moglie Aleida, troppo poco trapela dalle frasi che utilizza per motivare i suoi. E non basta certo la sua asma a rendercerlo più vicino e “umano”.
Forse non si poteva umanizzare il mito, o per lo meno, non lo si poteva umanizzare così. Molto meglio “i diari della motocicletta”, film di qualche anno fa del brasiliano Walter Salles, che mostrava Ernesto Guevara giovane e spensierato prima di diventare il Che. Le due parti del Che mostrano invece allo sfinimento le dure battaglie per la sopravvivenza del manipolo di Barbudos prima e dei rivoluzionari boliviani poi, risultando un’ottima lezione di storia per chi sta cominciando a scordarsi gli eventi successi, e di fatto, ponendosi come un’ottima docufiction.
Se nel primo film affiorava qualcosa del Guevara politico, uomo di governo, di rappresentanza internazionale, in “Guerriglia” il Che è un uomo solo in fuga forse da sé stesso e dalla corruzione del sogno di Fidel ( o almeno, questa è l’ombra che grava sul film), tradito dal partito comunista boliviano, con sostenitori non all’altezza della sua fama e collaboratori che lo inguaiano.
Ottimi attori fra i comprimari : Franka Potente è Tanya, la rivoluzionaria che finisce involontariamente per far braccare il Che dall’esercito boliviano ; Joaquin de Almeida è Barrientos, il presidente della Bolivia ; Jordi Mollà il capitano Vargas ; e piccolo ruolo anche per il redivivo Lou Diamond Phillips nel ruolo di Mario Monje, segretario del partito comunista che non approva la lotta armata.
Somigliantissimo il Fidel filmico, assegnato a Demian Bichir, attore messicano misconosciuto in Italia; irriconoscibile Matt Damon in un cameo dove interpreta un prete tedesco.
Marco Cei