Disastro a Hollywood -
(What Just Happened?)-
Un film di Barry Levinson. Con Robert De Niro, Sean Penn, Catherine Keener, John Turturro, Robin Wright Penn, Stanley Tucci, Kristen Stewart, Michael Wincott, Bruce Willis, Jason Kravits, Mark Ivanir, Remy K. Selma, Christopher Evan Welch, Sam Levinson, Lily Rabe, Dennis Albanese, Emily Alpren, Ari Barak, Moon Bloodgood, Lindy Booth, Alessandra Daniele. Genere Commedia, colore 107 minuti. - Produzione USA 2008. - Distribuzione Medusa –
I film di Hollywood su sé stessa se li ricordano tutti : i più noti sono senz’altro Intrigo a Hollywood di Blake Edwards, I Protagonisti di Robert Altman e il più famoso di tutti, Viale del Tramonto di Billy Wilder.
Capirete allora che non c’è nulla di nuovo sotto il sole da raccontare per il navigato Barry Levinson (Rainman, Good Morning Vietnam, Sleepers) , se non quello di rendere accessibili al grande pubblico due settimane della vita di un noto produttore cinematografico alle prese col suo duro lavoro.
Difatti, Ben, il nostro protagonista, deve vedersela da un lato con le bizze registiche del cocainomane Michael Wincott (caratterista di tantissimi film, notoriamente avverso alla celebrità e allo star system – e la sua partecipazione al film in questo ruolo non può essere casuale ) che non vuole assolutamente tagliare dal finale del suo film (in cui l’attore principale è Sean Penn nel ruolo di sé stesso) la scena dell’uccisione di un cane ; dall’altro con la patron degli studios interpretata da Catherine Keener (altra icona del cinema indipendente americano contemporaneo…Levinson decisamente è in vena di mischiare il cinema e il metacinema con somma ironia) che vuole assolutamente che l’omicidio canino sparisca dagli schermi dopo che la visione pilota del premontato ha scatenato l’ira del pubblico.
Fosse finita per il povero Ben : per il prossimo film di cui è produttore ha un’altra grossa grana da risolvere, la star scelta per il ruolo del protagonista ( Bruce Willis , anche lui interpreta sé stesso) è abbondantemente sovrappeso e non vuole tagliarsi il barbone da montanaro che si è fatto crescere da sei mesi.
Ma se non lo fa, il film non parte neppure e gli Studios minacciano di denunciarlo, insieme a Ben per “falso in contratto”.
Pensavate fosse facile la vita del produttore hollywoodiano ? In tutto questo, Ben si districa fra agenti delle star vivi (un Turturro con la più grossa ulcera cinematografica mai vista) e agenti suicidi che hanno avuto una storia con la figlia Zoe a sua insaputa ; finanziatori misteriosi dagli accenti improbabili e sulla cui fortuna economica – e soprattutto la provenienza di questa – ci si dovrebbe interrogare ben bene ; sceneggiatori (Stanley Tucci) che gli insediano la ex moglie (Robin Wright Penn) con la quale va regolarmente dalla consulente matrimoniale per imparare a vivere “da separati” senza in realtà volerlo veramente.
Se la storia non è certo nuova, è per lo meno ben scritta ( tratta dal romanzo autobiografico di Art Linson, il produttore di Heat e Fightclub, qui anche sceneggiatore ) e condotta con piglio misurato e brillante da Levinson, che ha il suo miglior complice in Ben – Robert De Niro, alla sua performance più azzeccata degli ultimi tempi, capace di non andare mai troppo sopra le righe – come invece sempre più spesso gli capita – e di regalarci alcune chicche di puro, delicato sarcasmo come quando viene mollato all’aeroporto dopo il flop alla Croisette del film con Sean Penn (con il jet privato degli Studios che parte senza di lui ) e come la foto del servizio di Vanity Fair dei produttori più potenti di Hollywood, davanti proprio ad una scritta in rilievo della parola Power : in origine il povero Ben doveva stare centrale , nel mucchio, dopo la “O” , ma viene relegato alla sinistra della P, ai margini del sistema.
Cosa che a Levinson non capiterà di certo dopo questo film. E lui se la ridacchia.