L'associazione Per una Sinistra Unita e Plurale di Firenze ha diffuso stasera un comunicato stampa per cercare di chiarire la vicenda del tavolo unitario della sinistra, che l'ha vista coinvolta in queste settimane, e la sua posizione in merito alle candidature di Valdo Spini e Ornella De Zordo. Abbiamo partecipato in queste ultime settimane agli incontri che si sono svolti fra le diverse forze politiche fiorentine - partiti associazioni liste - per cercare di definire una candidatura unitaria a sinistra per la carica di sindaco della città.
Abbiamo anzi fin dall'inizio cercato di offrire noi come associazione per una sinistra unita e plurale uno spazio in cui elaborare contenuti comuni, forme di confronto e consultazione della città, definizione di procedure e candidature. Non è andata benissimo. Forse abbiamo commesso anche noi molti errori, soprattutto nella considerazione dei tempi del confronto e delle proposte. Qualcuno si è sfilato dal tavolo prima (e presto), qualcuno dopo, altri sono rimasti e ci hanno provato fino alla fine.
Ci sembra importante riconoscere ad alcuni soggetti questa correttezza e questo merito; gliene siamo stati grati e abbiamo continuato a dare il nostro contributo nella ricerca comune di un accordo unitario. Adesso quel percorso arriva a una conclusione con la formalizzazione delle due candidature a sindaco di Ornella De Zordo e Valdo Spini: un po' paradossalmente (ma non sorprendentemente) due dei protagonisti che si sono sottratti a quella sede di discussone collettiva. In queste settimane si è comunque arrivati, bene o male (e certo faticosamente) a due proposte che cercano di aggregare diverse componenti della sinistra: una più legata alle reti di cittadinanza attiva e alle vertenze territoriali, l'altra espressione di un accordo fra soggetti politici, associativi e di partito, della sinistra di Firenze. Non tocca a noi fare una questione di nomi e non intendiamo negare gli aspetti positivi di questo esito - che ha comunque comportato un'elaborazione comune e in qualche misura realizzato una sorta di "riduzione del danno" rispetto al rischio di una proliferazione di candidature a sinistra e di una rottura ulteriore di rapporti civili di confronto. Però non è questo l'esito per cui abbiamo lavorato.
Non era questo il nostro progetto e non ci riconosciamo certo in questa conclusione. Avevamo proposto una coalizione che avesse la caratteristica forte della pluralità e dell'unità. Che la candidatura uscisse da quel tavolo di confronto a partire da un passo indietro di quelle precedentemente più o meno formalizzate. Che ci si rivolgesse a quella parte larga (molto larga) di Firenze che si connotava per un'altra idea di città e per la sensibilità sul terreno dell'etica della politica (dopo la vicenda di Castello), per l'attaccamento ai valori della democrazia e della laicità.
Temi che se non hanno proprio nulla a che fare con Berlusconi e Galli (o hanno molto a che fare, nel senso che lì sta il processo di distruzione spettacolare e plebiscitaria delle pratiche democratiche e della laicità dello stato), sono anche assai lontani dalla sottocultura populistico-clericale di Renzi. Avevamo sottolineato l'esistenza di una sorta di emergenza democratica nel nostro paese, il bisogno di una rifondazione radicale della politica all'altezza della crisi attuale della partecipazione, delle relazioni fra società e istituzioni.
Non volevamo solo offrire un altro prodotto sullo scaffale delle scelte elettorali possibili, bensì dare vita a un processo che non si limitasse a razionalizzare l'offerta della rappresentanza, ma cominciasse a costruire nuove relazioni e spazi di confronto come luoghi pubblici di una nuova democrazia, nella quale fosse di nuovo possibile portare tutta intera la propria vita - non solo gettare una scheda in un'urna una volta ogni cinque anni. Il progetto era ed è indubbiamente ambizioso, per non dire stratosferico rispetto al presente.
Chiaro che siamo molto lontani dal realizzarlo. Chiaro anche che non tocca a noi adesso metterci fuori a guardare e giudicare dall'alto le insufficienze altrui. Abbiamo già detto, peraltro, che sono anche nostre quelle insufficienze e quegli errori. A noi tocca restare a disposizione, quasi in un'ottica di servizio, come luogo di elaborazione aperta e plurale di quei percorsi di rinnovamento della riflessione e della pratica della sinistra per i quali siamo nati. Cercheremo dunque di mantenere aperti tutti i ponti possibili perché il dialogo comune della sinistra non si arresti.
Lavoreremo sui nostri contenuti e con le nostre forme di democrazia, da subito, cercando di incalzare e interloquire con tutti i soggetti politici, le cittadine e i cittadini di Firenze, a partire dalle iniziative a cui stiamo lavorando su territorio e urbanistica, sulla laicità e contro il razzismo che sta dilagando con tutto il suo squallore etico e culturale nella vita politica italiana. Perché abbiamo chiaro che la politica continua anche dopo giugno. E la vita pure.