Di Valerio Sanfo La filosofia della natura, quale era sviluppata con Priessnitz, Lindlahr e Lust, rinviava ad una conclusione salutistica ottimistica. Sembrava cioè rendere troppo facilmente realizzabile il concetto di “star bene” ricorrendo a poche regole di vita, in linea con le leggi della natura. Il tema dell’unità fra la natura e l’uomo, si rifà al pensiero mistico orientale. In tal guisa si presenta il dilemma di quale “uomo” si stia parlando: di quello fisico–materiale o etico–morale o animico-spirituale? Per la scienza accademica l’uomo fisico è una realtà reale e tangibile, mentre quello etico è un uomo essenzialmente mentale, quindi astratto; di quest’ultimo si può solo cogliere l’aspetto problematico, ovvero i dilemmi esistenziali che esso pone, mentre dell’uomo animico-spirituale se ne occupa la religione.
E se invece si parlasse dell’uomo culturale? In ogni cultura è presente una fisiologia ed anatomia tradizionale, ovvero appartenente al bagaglio di antichissime credenze che nel tempo sono state tramandate di generazione in generazione (in antropologia vengono definiti come corpi culturali); tutte le società tradizionali aderivano alla credenza che l’uomo fosse costituito da più parti, facendo riferimento a corpi evanescenti o sottili, o gusci, o rivestimenti, eccetera. Rimaneva però fermo il punto, che l’uomo veniva considerato nel suo insieme, ovvero globalmente, così come facciamo quando guardiamo l’arcobaleno (che non è la somma dei colori). La fisiologia tradizionale è tale perché è stata tramandata per lunghi periodi, mantenendo invariati i principi di base.
Non si tratta di momentanee proposte, ma di millenni di applicazione. L’idea del contatto con una coscienza cosmica, del continuo interagire con l’ambiente, della presenza di una energia vitale fautrice del perpetuarsi delle funzioni vitali, sono rimasti intatti nel tempo. Nella fisiologia tradizionale l’uomo non è mai ritenuto solo quale realtà corporea; egli è anche qualcosa di diverso, di più sottile e importante. Questa idea accomuna tanto la filosofia e il misticismo occidentale quanto quello orientale. Il fatto che nella fisiologia tradizionale l’individuo venisse inteso composto da più parti, confermava che l’aspetto energetico prevaleva su quello materiale; ed il concetto di energia vitale, tanto caro al vitalismo, è radicato nell’embrione del pensiero umano.
Parlare di “corpi sottili” e livelli energetici ad un accademico contemporaneo, apparirebbe come sciorinare stupidaggini insensate. Ecco un grosso problema ed ostacolo tra il vero pensiero naturopatico e quello medico-scientifico. Anche il rischio di cadere nella ”pseudo-naturopatia” rappresenta un problema; in questa si tratta l’uomo secondo i canoni scientifici accademici e nel contempo si applicano metodiche, pratiche, discipline naturali le cui origini ed i relativi modelli di riferimento affondano nell’antico sapere della tradizione, quindi si mescola il diavolo con l’acqua santa. Una via percorribile deve tenere conto di quanto le medicine tradizionali, ricche di afflato spirituale, ci hanno tramandato.
Per conoscere le e salutistiche, come l'iridologia, è indispensabile avvicinarsi e comprendere il contenuto della medicina tradizionale cinese e di quella indiana, ma conviene anche studiare quella antica egizia e quella dell’area africana. In molti percorsi didattici dei piani di studio dei corsi di naturopatia (volti all'ottenimento di un diploma di naturopatia), sovente queste medicine vengono trattate marginalmente, mentre dovrebbero rappresentare la base del piano di studi di naturopatia.
Nella medicina tradizionale cinese e in quella ayurvedica, essendo olistiche, si collocano tutte le pratiche e discipline complementari in un approccio multidisciplinare ed interdisciplinare che corrobora l’arte della naturopatia. Un altro aspetto problematico si presenta proprio quando la naturopatia viene riferita alla tradizione, nella quale, poco o tanto, si rintracciano presenze metafisiche e spirituali. Ma quanto ha in comune la naturopatia con la metafisica? Nel passato si rintracciavano correlazioni tanto che le stesse riviste di metafisica o metapsichica si occupavano anche di discipline naturopatiche, a tal proposito menzioniamo la rivista "Metafisica e Naturopatia" (1964) della quale riportiamo più avanti la copertina; a dimostrazione, tra l’altro, che già negli anni Sessanta, in Italia veniva utilizzato il termine "naturopatia". L’interdipendenza tra il trascendente, posto su di un piano superiore (meta), rispetto a quello fisico, richiamava al fatto che per salute si intendeva anche quella spirituale.
Si percorrevano al meglio le vie risanatrici che attraverso la ricerca del divino, conducevano al superamento del disagio; ad esempio con la pratica meditativa il terapeuta diveniva un’insegnante spirituale che indicava e trasmetteva la conoscenza ben oltre il nozionismo scolastico e le forzature mnemoniche. Che si creda o no, tutti gli uomini si pongono le amletiche domande del perché dell’esistenza della sofferenza, della continuità della vita dopo la morte. “Le sofferenze di cui più soffriamo, i dolori che più ci gravano, le malattie più comuni dello spirito, le diminuzioni più frequenti della nostra persona, vengono dalla mancanza del senso dell’umanità, dall’avere noi ignorato che l’essere uscito dai confini del regno animale non ci dà che un solo diritto: quello di più soffrire per operare più altamente, quello di inabissarci nell’ombra per riuscirne nell’ ebrezza della luce." (Anile, 1917, p.
153). La crisi esistenziale nasce proprio dai limiti a queste risposte, ed il naturopata, come qualsiasi altro curatore, deve vantare conoscenze tali da mitigare l’ancestrale bisogno del trovare risposte, almeno accomodanti, ai grandi quesiti della vita. “Di conseguenza, la meditazione e la preghiera nelle varie espressioni in ogni cultura, sono forme di conoscenza, metodi e tecniche speciali con radici nella tradizione spirituale dell’umanità, che assistono le persone e le aiutano a gestire questo tipo di domande”.
(Giorgino E., 2003, p. 30). A proposito della valenza spirituale nel trattamento naturopatico, Lindlahr (ritenuto uno dei padri della naturopatia) includeva: "rimedi di natura mentale e spirituale, come il rilassamento scientifico, la suggestione normale, il pensiero costruttivo e la preghiera”. E il dottor H. William Baum, naturopata americano contemporaneo, ha riportato nel “Credo del naturista” che il corpo è la residenza dell’anima e il tempio dello Spirito Santo. Per ulteriori informazioni su questo argomento, visitate il sito www.aemetra-valeriosanfo.it