di Alessia Bastiani e Claudia Fiaschi
Nel corso della seduta di ieri sera, abbiamo deciso di presentare le nostre dimissioni dall’incarico di consigliere di amministrazione di Ataf.
Le ragioni di questo passo, che compiamo con dispiacere, soprattutto verso i soci che ci hanno dato fiducia al momento della nomina avvenuta nel Luglio 2007, sono da ricondursi a posizioni relative alla visione strategica e alla conduzione dell’azienda decisamente diverse rispetto a quelle della Presidenza e della Direzione Generale.
Noi siamo convinte che Ataf debba cambiare pelle, trasformandosi da Ente che gestisce un contratto di servizio ad Azienda che progetta e realizza servizi per una mobilità dei cittadini, al passo con la contemporaneità.
Abbiamo la consapevolezza che Ataf viva tutti i problemi di un’azienda in profonda trasformazione, ma siamo convinte che questa grande sfida si possa vincere, a patto che si operino scelte gestionali efficaci e tempestive nel quadro di obiettivi di cambiamento condivisi con i diversi interlocutori del sistema del TPL esterni ed interni all’azienda.
Per questo abbiamo ritenuto che l’atto fondamentale e urgente di questo Cda fosse un “Piano Industriale” che affrontasse questi temi con il coraggio che richiedono le scelte importanti.
Viceversa, quello che è stato prodotto dalla Direzione Generale, che ha tutte le deleghe gestionali, è un “piano strategico” che affronta i temi generali della mobilità, peraltro non di stretta competenza di Ataf, e non affronta invece nessuna delle scelte strategiche e gestionali prioritarie e urgenti per l’azienda. Un piano che di fatto scarica sui soci, e quindi sui cittadini, non solo il peso del pareggio di bilancio dell’azienda, ma anche i previsti ulteriori maggiori costi del sistema TPL nel suo complesso.
Riteniamo davvero troppo semplicistico richiedere esclusivamente maggiori contributi pubblici, mentre invece sarebbe necessario impegnare l’azienda tutta nel percorso di risanamento e rilancio.
Che la cosa sia possibile lo dimostra, per il 2008, il raggiungimento dell’obbiettivo di budget relativo al contenimento della perdita, ottenuto grazie ad azioni straordinarie che hanno coinvolto direttamente il Cda.
Il ritardo con cui Ataf giungerà ad un vero piano industriale è fatto grave perché procrastina scelte necessarie anche se difficili, col rischio di aggravare lo stato di salute dell’azienda.
Le nostre dimissioni sono una presa d’atto della mancanza di una proficua collaborazione con il Direttore Generale e la Presidenza, dell’impossibilità di svolgere a pieno il ruolo di consigliere e di non poter incidere come vorremmo nella conduzione dell’azienda.
Siamo convinte che i soci sapranno cogliere l’opportunità delle nostre dimissioni per verificare la continuità tra le proprie strategie sul trasporto pubblico e le scelte operate dal management di Ataf.