The Spirit - Un film di Frank Miller [II]. Con Gabriel Macht, Samuel L. Jackson, Scarlett Johansson, Eva Mendes, Paz Vega. Jaime King, Sarah Paulson, Stana Katic, Johnny Simmons, Dan Lauria, Eric Balfour, Louis Lombardi, Richard Portnow
Azione, durata 108 min. - USA 2008.
C’è poco da dire su The Spirit. Da fan del creatore di Sin City, Ronin e innumerevoli altri capolavori del fumetto, e da ammiratore del genio di Will Eisner, forse il più grande cartoonist di tutti i tempi, chi scrive si era creato un’aspettativa che è andata del tutto disillusa.
The Spirit è un bel film (film ? siamo sicuri ? forse è più un fumetto animato ) da vedersi graficamente , e non poteva essere altrimenti vista la mano del suo artefice ; anche se molto è già stato visto proprio nella versione cinematografia di Sin City, che era lentissimo ma almeno sorretto da dialoghi e recitazione di buon livello. Qua Miller cura la regia senza Rodriguez alle spalle, e a parte ricalcare l’aspetto visivo dell’altro suo figlio cinematografico, non riesce nell’impresa di rendere giustizia al padre putativo dei supereroi , quello Spirit – Danny Colt che Eisner generò negli anni ’40 .
Eccoci al punto : negli anni ’40 la freschezza e l’innovazione dell’idea dell’ ebreo di Brooklyn era innegabile : con lui il fumetto divenne adulto, con storie venate di noir, thriller, violenza, lutti e drammi quotidiani ; contrariamente ai “tizi in calzamaglia” contemporanei, Danny Colt non aveva un mantello, solo un trench, una cravatta e una mascherina sul volto. Non aveva superpoteri se non quello di non poter morire. E le sue storie erano infuse di ironia e sarcasmo : persino il suo manicheo senso dell’onore , contrapposto al suo essere un incallito don Giovanni, ne facevano una figura unica che sembrava quasi prendersi in giro da sola.
Quasi una “commedia umana” vien da dire in termini colti.
Intendiamoci, tutto questo nel film c’è, Miller fa una grande operazione “filologica”, ma sbaglia a dosarne gli ingredienti, o , forse, a voler rimanere legato proprio al suo autore di culto. Per gli anni ’40 tutto quanto sopra esposto era rivoluzionario , ora è involontariamente ridicolo. Abbiamo Batman crepuscolari ( e Miller lo sa bene….) che prima di essere supereroi sono figure dalla complessa psicologia umana.
Anche Spirit, per essere riproposto, doveva essere adeguato ai tempi cinematografici correnti. Per tutta una buona ora lo spettatore detesta Danny Colt perché non capisce che non è da prendere sul serio , che i dialoghi sono volutamente banali , che l’intera operazione è filologia e non cinema.
Chi assolutamente non si fa detestare è il cast femminile del film : Eva Mendes è una perfetta femme fatale, Scarlett Johansson assolutamente spassosa nel ruolo di Silken Floss, la segretaria del cattivo , con tanto di occhialetto per renderla più “bellezza austera” ; Paz Vega un capolavoro di Madre Natura, e via via tutte le altre, Jaime King , la “delicata” Sarah Paulson , e la canadese Stana Katic, che i fan del televisivo Heroes dovrebbero riconoscere.
E anche in questo, Miller rispetta l’iconografia del suo Maestro; le belle donne sono una costante dell’intera produzione dei due cartoonist, così come la grande città plumbea in cui ambientano le loro storie : si chiami essa Città del Peccato o Central City, sempre la Grande Mela è.
Ah, si, il cast maschile : Gabriel Macht non lo conosce nessuno, a parte qualcuno che forse ha visto “Una canzone per Bobby Long”, con Travolta e sempre la Johansson ; Samuel L. Jackson gigioneggia nel ruolo comunque più divertente del film , il mega-villain Octopus che, nella scena più divertente del film, in tenuta da ufficiale nazista, scioglie nell’acido il povero gatto Muffin, di cui restano soltanto gli occhioni sognanti.
Signor Miller, c’è ancora da studiare, se vuole fare il regista.
Ma uno che è fra i primi tre fumettisti di tutti i tempi, i cui lavori vengono richiesti di continuo per essere trasposti sullo schermo da registi veri e propri….che bisogno ha di darsi al Cinema ?