Doomsday
-Un film di Neil Marshall. Con Rhona Mitra, Bob Hoskins, David O'Hara, Malcolm McDowell, Adrian Lester, Alexander Siddig. Genere Thriller, colore 105 minuti. - Produzione Gran Bretagna, USA, Sudafrica 2008. - Distribuzione Medusa
Molta stampa nostrale ci si è scagliata contro, per la mancanza di originalità e la prevedibilità. Eppure Doomsday è un film che diverte, e, per gli appassionati del genere, è una vera chicca : in sostanza, si potrebbe dire che Marshall (già autore degli interessanti The Descent e Dog Soldiers ) fa un’operazione alla Tarantino, trasformando il suo film nel Kill Bill del filone post-atomico.
Non inventa nulla, è vero, ma ricicla sapientemente; anzi, a dirla tutta , direi che il termine giusto è “aggiorna” . Il risultato finale è armonioso, ricco di citazioni per niente gratuite, e il finale è quanto meno doveroso per tenersi aperta la porta di un eventuale sequel (ma gli incassi non hanno premiato molto fin’ora questo intento). In parole povere, realizza il post atomico “definitivo”.
La vicenda è semplice : lo scatenarsi del virus Reaper in un neanche troppo lontano futuro fa nuovamente erigere il Vallo d’Adriano a confinare i malati scozzesi lontano da Londra e dall’ Inghilterra.
I contagiati vengono abbandonati a loro stessi e la loro sorte finisce per essere dimenticata aldilà del muro ( contento del messaggio sarcastico, sarà, immaginiamo, il premier britannico e scozzese di nascita Gordon Brown….) dove l’orrida barbarie compiuta dal governo britannico viene presto dimenticata al pari degli sfortunati scozzesi . E fin qua siamo nei territori dei recenti 28 settimane dopo, 28 giorni dopo e pure un assaggio, ovvio, di Romero con i suoi film zombeschi. Ma poi il virus Reaper fa di nuovo la sua comparsa a Londra, e viene deciso di inviare una squadra oltre il Vallo a cercare un famoso scienziato, che prima di far perdere le sue tracce, aveva studiato il micidiale contagio per trovare una cura.
E qui il film diventa, di volta in volta, un omaggio a Fuga da New York ( la protagonista, la bellissima Rhona Mitra, vera sorpresa del film ,perfettamente a suo agio nel ruolo della “dura” , ha l’occhio bendato à la Jena Plissken ) e persino all’italico Castellari con i suoi film sui guerrieri del bronx. La squadra comandata dal maggiore Eden Sinclair (appunto, la Mitra) se la deve vedere infatti con una comunità cannibale e punk comandata da Sol, il villain più spassoso di tutto il film .
Look alla Madmax, ma meglio sarebbe dire alla Kenshiro di Hokuto, a ritmo di musica e proclami sex pistoliani, i punkettoni carnivori si cuociono letteralmente uno dei prigionieri, in una scena che sarebbe piaciuta a Ruggero Deodato.
Sinclair e i resti della sua pattuglia riescono a fuggire con l’aiuto di Callie, figlia del dottore che stanno cercando, Marcus Kane (Malcom McDowell : come poteva mancare ?) che si è autoeletto monarca di un microregno che segue le regole e i canoni sociali del Medioevo : arroccati in un castello, essi rifiutano la civiltà.
Qua il film diventa Excalibur e il Gladiatore di Ridley Scott, con uno scintillante scontro nell’arena fra la monocola eroina e un bestione in corazza argentata, una delle migliori sequenze di action dell’intero film. Nuovamente in fuga, dopo aver scoperto che l’unica cura dal virus è la mera e semplice selezione naturale, il decimato gruppo raggiunge la salvezza attraverso un pezzo di antiquariato niente male….una, scusate la casualità, parlando di un film britannico ambientato in terra anglosassone, Aston Martin di fleminghiana memoria…..
Efferato, sanguinosissimo (altra “parentela” con Tarantino) , il film di Marshall regala comunque anche una notevole dose di ironia, e il regista non perde la propria identità in mezzo a tutta questa valanga citazionista, regalandoci un film godurioso e godibile ; forse non proprio per tutti, ma gli appassionati del genere troveranno pane per le loro zanne.
Piccolo impreziosimento : i due fucilieri, presto morti ammazzati, della squadra di Sinclair si chiamano Miller (come George, il regista di Interceptor ) e Carpenter (come John, “quello” di Fuga da New York ) . Anche questa, crediamo, non sia una casualità……
Marco Cei