Del personaggio creato nel 1939 da Bob Kane, si sono avute nel corso degli anni innumerevoli trasposizioni filmiche, dai telefilm “ingenui” degli anni Sessanta sino al Batman di Tim Burton che ha segnato la fortuna cinematografica del personaggio che, già vivificato dalle innovazioni grafiche di Frank Miller, si è rivelato un personaggio in grado di affascinare anche chi non conosceva il fumetto. Adesso dopo la stilizzazione espressionistica delle versioni di Burton, Christopher Nolan , dopo il bellissimo “Batman Begins” sembra riscrivere con “Il Cavaliere Oscuro” in chiave crepuscolare il mito del giustiziere mascherato e rilanciare con successo la scommessa dal fumetto al cinema.
L’ambiguità psicologica Wayne/Batman che era stata non superficialmente affrontata nel primo film dal regista ,solito affrontare con particolare acutezza e originalità i problemi della mente ( come non ricordare il suo film “Memento) trova un ulteriore approfondimento nel “Cavaliere oscuro” dove centrale è l'enigma della psicologia dei personaggi. I compagni (Harvey e Gordon) di Batman quanto gli antagonisti (Joker e Due Facce) non sono semplici caratterizzazioni laterali ma diventano figure malate di un incubo, sistematicamente inquadrate dal basso (soprattutto Joker) come un insieme ambiguo e incombente.
Un Bale, sopra le righe, è forse il miglior Batman di sempre, mentre il Joker di Heath Ledger riesce a superare per intensità il Joker di Jack Nicholson del Batman di Tim Burton. Un film pessimistico e profondo, che ci pone interessanti quesiti sulla natura umana : in qualche modo i duellanti sono tutti perdenti e Batman è un “dandy” malinconico che non può essere mai più sicuro del bene e del male.
Alessandro Lazzeri