In Toscana sulla base dei dati INPS rielaborati a livello nazionale ci sono circa 9.800 insegnanti con contratti di collaborazione, di cui circa 6.600 hanno solo quel reddito e pertanto sono maggiormente esposti alla precarietà.
Un esempio per tutti è CESD, la società di CEPU e Grandi Scuole: 120 sedi sparse in Italia, 7 in Toscana, circa 3000 lavoratori in complesso, almeno 300 nella nostra Regione, di cui più di 50 a Firenze.
A CEPU le condizioni di lavoro sono estremamente precarie: contratti a progetto, normalmente di 9 mesi, le cui ore possono variare, i compensi (circa 12 euro lorde all’ora) sono correlati alle ore di lezione e sono inadeguati alla professionalità svolta, i pagamenti vengono erogati sempre con ritardo, il compenso inoltre varia a seconda del risultato conseguito dallo studente spostando il rischio di impresa che l’azienda decide di assumersi sulle spalle del lavoratore.
Nello specifico particolarmente penalizzante in CEPU la condizione di chi prepara agli esami universitari. Qui le lezioni sono individuali ed il quantum è stabilito in relazione al contratto che l’azienda ha con il proprio cliente. Eventuali sconti promozione si ripercuotono direttamente sulla paga oraria del docente. Ma non basta. I pagamenti sono fatti in tre trance (40+30+30 per cento) con la seconda trance che viene pagata solo se lo studente si iscrive all’esame, é nelle condizioni di tentarlo insomma, e la terza se l’esito dell’esame è positivo.
Le organizzazioni sindacali hanno aperto una vertenza a livello nazionale. Il 12 Giugno in occasione del primo incontro l’azienda ha eluso le nostre richieste, procrastinando nel tempo la propria risposta. Le organizzazioni sindacali intendono proseguire nell’attività di sensibilizzazione e mobilitazione per raggiungere un accordo che possa stabilizzare i lavoratori e applicare il contratto nazionale di lavoro del settore, anche in vista della scadenza del 30 settembre prossimo, prevista dal decreto mille proroghe per regolarizzare i lavoratori a progetto.
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