E' stato approvato stamani a Vinci, alla presenza del prefetto Andrea De Martino e del sindaco Dario Parrini, il Piano di emergenza esterna dello stabilimento della Società "Colorobbia Italia S.p.A" di Spicchio-Sovigliana. Con questo la Prefettura ha portato a termine la quarta pianificazione dopo quelle che riguardano il deposito ENI di Calenzano, l'industria chimica ICAP-SIRA di Barberino di Mugello e la Beyfin di Campi Bisenzio. Sarà ultimato, entro giugno, il piano per il deposito Liquigas di Signa, con il quale sarà completato il quadro delle 5 aziende ad alto rischio della provincia di Firenze.
Successivamente saranno pianificate le esercitazioni per testare sul campo, insieme ai cittadini, l'adeguatezza di quanto programmato.
Il documento firmato oggi è stato predisposto dalla Prefettura, d'intesa con la Regione Toscana e in collaborazione con la direzione dell'impianto e i diversi enti coinvolti nella sua applicazione (Comuni di Vinci e di Empoli, Protezione Civile della Provincia di Firenze, Vigili del Fuoco, Forze dell'Ordine, Comando militare per il territorio dell'Esercito, ARPAT, Azienda Sanitaria Locale 11 e 10, Servizio Emergenza 118 di Empoli e Firenze, Acque s.p.a, Toscana Energia, SNAM Retegas, Telecom, Enel).
Il Piano consente di organizzare la risposta di protezione civile e di tutela ambientale nel caso in cui si verifichi nell'impianto un incidente che può causare all'esterno danni per le persone, le cose e l'ambiente.
Per elaborarlo sono state valutate le caratteristiche dello stabilimento, la sua localizzazione e la natura del territorio che lo ospita.
La Colorobbia Italia, che si estende su una superficie di 68.470 mq. e occupa 185 addetti, produce materie prime per il settore ceramico (industria delle piastrelle e dei sanitari). Il Piano prevede una serie di possibili emergenze, fra le quali l'evento che può provocare maggiori effetti dannosi è la dispersione di polvere di minio (una sostanza nociva per inalazione e ingestione e pericolosa per l'ambiente perché può penetrare nel terreno e inquinare le falde acquifere). In base al tipo di situazione critica, viene individuata la più corretta risposta operativa e vengono descritti gli interventi e i compiti di ciascuno dei soggetti coinvolti nella gestione dell'emergenza.
Le azioni infatti cambiano in relazione alle tre zone di rischio (rossa, arancione e gialla) in cui è stato suddiviso il territorio circostante lo stabilimento a seconda della distanza dall'incidente ipotizzato. In queste aree sono presenti attività produttive e artigianali, alcuni immobili privati e le presenze ammontano complessivamente a circa 53 unità, oltre alle 185 persone che lavorano nella fabbrica. Il documento prevede anche una campagna informativa per la popolazione residente con l'obiettivo di far conoscere le caratteristiche dei rischi, le misure di autoprotezione e i comportamenti più corretti da adottare in caso di incidente.