Firenze, 23 maggio 2008- Pioggia, clima caldo e sviluppo dei tralci hanno favorito lo sviluppo del fungo, estremamente dannoso per la vite e capace di ridurre drasticamente la produzione, e le stazioni di rilevamento dell’Arsia hanno confermato in questi ultimi giorni il pericolo. “A rischio – spiega Simone Tofani, responsabile dell’Area tecnica della Cooperativa Agricola di Legnaia – sono tutte quelle viti per cui non siano già stati effettuati i trattamenti contro la peronospora, trattamenti che potrebbe essere opportuno ripetere, se effettuati a ridosso della pioggia.
L’infezione primaria è la peggiore e una volta sviluppata è difficile da combattere. La peronospora è una malattia causata da un fungo, la Plasmopara viticola, che colpisce le foglie, manifestandosi con macchie translucide che sembrano di olio, e successivamente si estende ai fiori e ai germogli, che si ricoprono di una sorta di muffa bianco-giallastra. Il fungo difficilmente porta alla morte della pianta, ma provoca il disseccamento e la caduta dei tessuti colpiti, con un forte deperimento della vegetazione della vite, accompagnato da scarsa produzione di fiori e di frutti”.
I dati forniti dalle centraline dell’Arsia sono preoccupanti e in molti casi si invita a effettuare i trattamenti.
Nella zona di Greve in Chianti si è registrata un’infezione primaria di peronospora al 22 per cento del suo sviluppo, a Remole del 24 %, a Gambassi si è arrivati al 50% e focolai di infezione sono stati registrati anche a Tavarnelle, dove si è arrivati all’85% di sviluppo il 18 maggio. A alto rischio anche la Valdisieve, dove le rilevazioni hanno evidenziato un’infezione primaria al 91% a Pelago, mentre a Bagno a Ripoli si è toccato il 91% fra il 14 e il 21 maggio. A scatenare l’attacco della peronospora, fungo che resta allo stato latente anche d’inverno, sono le temperature primaverili, l’umidità e lo sviluppo dei tralci della vite.
“La segnalazione di avvio dell’infezione dell’Arsia – ricorda Tofani – si basa su un preciso modello computerizzato, che rileva i dati relativi a pioggia caduta nell’arco delle 48 ore, temperatura e situazione fenologica del vigneto.
E’ la cosiddetta regola dei tre 10: più di 10 millimetri di acqua, temperatura minima di 10 gradi e sviluppo dei germogli superiore a 10 centimetri. Con queste condizioni il rischio di infezione è massimo e nel giro di pochi giorni il fungo si manifesterà con tutta la sua virulenza, raggiungendo uno sviluppo del 100 per cento e divenendo visibile a occhio nudo. L’unico rimedio è quello di effettuare immediatamente i trattamenti con prodotti adeguati, per bloccare l’infezione e sono diversi giorni, ormai, che i nostri tecnici operano in varie aziende dell’hinterland fiorentino proprio per questo.
I trattamenti andranno ripetuti dopo 7/9 giorni, nel caso del prolungarsi delle piogge, per proteggere anche la nuova vegetazione”.