Potrebbe trattarsi uno dei più importanti musei italiani ed europei, unico al mondo per la sua collezione di oltre cinquemila maioliche provenienti da scavo, frutto di 33 anni di attività archeologica. Un museo alle porte di Firenze, nel cuore della Toscana, che attraverso la sua straordinaria collezione ricostruisce cinque secoli di storia di una delle più importanti manifatture europee dell’antichità, centro di produzione di Firenze durante tutto il Rinascimento.
Il nuovo Museo realizzato con un investimento complessivo di 4 milioni e 600 mila euro dal Comune di Montelupo Fiorentino e dalla Regione Toscana, con un contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, si inaugurerà il 24 maggio 2008 sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Etnoantropologico per le Province di Firenze, Pistoia e Prato.
La direzione del museo è affidata a Fausto Berti, storico e archeologo medievalista, direttore dal 1982 degli scavi e dei precedenti musei. Il Museo della Ceramica fa parte del sistema museale denominato “Museo Montelupo” che include anche il Museo Archeologico e le aree della villa romana del Vergigno, degli scavi etruschi di Montereggi e dell’insediamento dell’età del bronzo di Bibbiani.
Realizzato secondo innovativi criteri museografici ed allestitivi in un edificio degli anni Trenta del Novecento, oggetto di un’importante ristrutturazione architettonica, il Museo è articolato su tre piani per una superficie totale di 2.100 metri quadri, di cui 1.500 a spazio espositivo.
Nel nuovo museo saranno visibili al pubblico, secondo un ordine cronologico e tipologico, circa 1.200 maioliche, databili tra la fine del Duecento al Settecento, selezionate tra le 5.550 che costituiscono la collezione. Circa 400 di queste sono inedite e mai esposte prima d’ora. Un museo che potremmo definire “dinamico” perchè basato su un’attività di ricerca e di scavo che restituisce sempre nuovi materiali. Fanno parte della collezione anche alcune maioliche frutto di donazioni o acquisizioni come il celebre Rosso di Montelupo: un bacile, datato 1509, decorato a grottesche su fondo giallo e rosso, appartenuto alla collezione Rothschild di Parigi.
Un capolavoro assoluto della maiolica rinascimentale italiana che prende il nome dal particolare pigmento rosso usato nella decorazione, la cui composizione è ancora oggi un mistero.
La storia singolare di questo museo inizia nel 1973, quando fu casualmente scoperto, nella zona antica del castello, un grande pozzo idrico, abbandonato da secoli, colmo di un'enorme quantità di scarti di fornace. Fino ad allora di Montelupo si conosceva solo la tarda produzione ceramica seicentesca, riconducibile oramai ad un periodo di decadenza.
Costituita un’associazione di volontari, il Gruppo Archeologico, tra il 1975-77 furono riportati alla luce centinaia di esemplari ceramici, databili tra la fine del Quattrocento e i primi decenni del Cinquecento. Nello stesso periodo, in accordo con la Soprintendenza Archeologica della Toscana, fu creato un Laboratorio di Restauro. Nel 1980, in concomitanza con la promulgazione della prima legge regionale, l'amministrazione pubblica decise di istituire un museo che accogliesse le maioliche ritrovate fino a quel momento.
Individuata la sede nell'ex Palazzo Podestarile, nel 1983, fu inaugurato il primo museo. Sotto la direzione di Fausto Berti, il museo e gli scavi archeologici ebbero un forte impulso: appena cinque anni dopo, l’istituto si allargava all'intero stabile e la collezione copriva l'intero periodo della produzione di Montelupo, dal Medioevo al Settecento. Accanto alle ceramiche furono accolti nel nuovo museo i materiali archeologici ritrovati negli scavi, così che il nome fu modificato in Museo Archeologico e della Ceramica di Montelupo.
Circa 15 anni dopo, la necessità di dar rilievo alle due diverse tematiche e la qualità e quantità dei materiali disponibili, hanno spinto il Comune di Montelupo in accordo con la Regione Toscana a dar vita a due musei distinti. A partire dalle prime maioliche arcaiche decorate in verde e bruno, databili dalla fine del Duecento ai primi anni del Quattrocento, il percorso espositivo del museo segue un andamento cronologico. Nell’anno 1406 Firenze conquista Pisa. Da quel momento l'Arno diviene la principale via di trasporto delle merci e Montelupo, posizionata lungo il fiume, diviene il centro di produzione della ceramica per Firenze.
Nella maiolica prodotta fino al primo quarantennio del Quattrocento, sia nella zaffera a rilievo che nella damaschina, il pigmento blu ottenuto dall’idrossido di cobalto, di importazione orientale, assume un ruolo fondamentale nella decorazione. E’ evidente come i vasai montelupini siano oramai entrati in contatto con la tradizione islamica e ispano-moresca, assorbendone le tecnologie e i motivi decorativi. Diretti concorrenti nel Mediterraneo della ceramica spagnola, in particolare di quella prodotta a Valencia e diffusa dal grande centro di Manises, i ceramisti ne imitano le tecniche (lustro) e i decori ( foglia di prezzemolo e di vite).
Tra il 1480-90 la ceramica di Montelupo mostra un rapido superamento degli schemi decorativi di ispirazione islamica e la ricerca di un nuovo linguaggio che condurrà allo “stile rinascimentale”. La grande stagione rinascimentale si apre nel museo con l’esposizione di maioliche dipinte a grottesche tra cui il Rosso di Montelupo, datato 1509 e firmato “LO”, la marca della bottega di Lorenzo di Piero Sartori. L’epoca d'oro della produzione di Montelupo ha inizio nell’ultimo decennio del Quattrocento e si protrarrà fino al 1530 circa.
E’ il momento delle grandi committenze delle famiglie fiorentine: Medici, Strozzi, Peruzzi, Pandolfini, Pucci, Machiavelli, Corsini, Minerbetti che fanno a gara per possedere un servito da mensa con gli stemmi della casata, oppure piatti con imprese araldiche come per Filippo Strozzi, o serviti "alla porcellana" come quello per Clarice Medici Strozzi. La fama raggiunta dalla ceramica di Montelupo è testimoniata anche dal ritrovamento di alcune “maioliche belle di Montelupo” tra gli oggetti personali di Lorenzo Il Magnifico dopo la sua morte.
Tra il 1490 e il 1530, la massiccia introduzione del capitale mercantile fiorentino porta ad un notevole incremento delle esportazioni. La famiglia Antinori, che possiede estesi terreni attorno a Montelupo, è tra i maggiori esportatori di questa ceramica nel mondo, tanto che, nel 1490 Francesco Antinori firma un contratto con ben 23 maestri vasai montelupini, impegnandosi ad acquistarne l'intera produzione per tre anni. Nonostante l’incipiente crisi economica che si accompagna ai primi e difficili anni del ducato mediceo, le botteghe di Montelupo restano, fino ai primi del XVII secolo, il punto di riferimento per la produzione ceramica.
A loro si rivolge la corte per committenze di prestigio, come le decorazioni pavimentali inviate a Maria de’ Medici per il Palazzo del Lussemburgo e per la Reggia di Pitti. Nel periodo che va dal 1550 al 1630 inizia la curva discendente dell'attività ceramica di Montelupo che diverrà inarrestabile nel corso del XVII secolo. Per l’inaugurazione saranno pubblicati un catalogo scientifico (320 pp.), una guida (144 pp.) e un dvd con virtual tour del nuovo Museo, edizioni Polistampa, Firenze.