In occasione della scorsa edizione di Lucca Comics&Games, Nove da Firenze ha avuto modo di incontrare Stefano Grazzini (nella foto), titolare di Mirliton casa di produzione di miniature che ha sede poco fuori Firenze, a Tavarnuzze nel territorio di Impruneta.
L’incontro è stato occasione per conoscere meglio la storia di questa casa produttrice apprezzata anche all’estero (come testimoniano i numerosi articoli su riviste specializzate), per gettare uno sguardo sul mercato italiano (ma non solo), e per conoscere le novità che ci accompagneranno fino al prossimo Natale.
E allora… come nasce Mirliton?
“Mirliton comincia per passione.
Ero un appassionato, compravo i soldatini – spiega Stefano Grazzini – poi, cercando di costruirmi degli eserciti, ho cominciato a fare delle trasformazioni e alla fine mi sono detto: vediamo un po’ se riesco a costruire qualcosa? Ho cominciato a fare diversi modellini, li ho fatti vedere agli amici e alla fine è venuta fuori anche l’idea di produrli”.
E così pezzo dopo pezzo, prova dopo prova, siamo arrivati ai giorni nostri con un catalogo, disponibile anche online, di oltre 4mila pezzi: dai mitologici centauri ai guerrieri romani, dai cavalieri etruschi a quelli medievali.
“In Italia si trovava poco come soggetti da gioco per wargame e da collezione e quindi la crescita è stata notevole, da un laboratorio, quello iniziale, che si trovava in casa siamo passati ad un laboratorio effettivo, quindi abbiamo aperto una ditta e, dopo, ci siamo spostati aumentando ancora le dimensioni del fondo.
Nel 2002, 2003 ho avuto la fortuna di essere contattato da un curatore fallimentare di una ditta di Milano che aveva rilevato un’intera produzione in stile fantasy, e così abbiamo potuto completare il parco prodotti con la linea fantasy che va molto”.
C’è differenza fra il mercato italiano e quelli stranieri, soprattutto del resto d’Europa, o si assomigliano per tipologia d’acquirente e così via?
“Innanzi tutto, come per ogni altro genere, siamo molto esterofili noi italiani.
Tutto quello che proviene dall’estero è accettato subito, tutto quello che è italiano invece ci fa storcere un po’ il naso. Fortunatamente Mirliton ha cominciato a produrre nel 1983 e, come già detto, allora c’era poca produzione, molte miniature venivano dall’estero ma era piuttosto difficile arrivare a procurarsele. Vent’anni fa, infatti, c’erano soltanto alcuni negozi che vendevano questo genere di prodotti. Oggi è tutto molto più semplice grazie anche ad internet, perciò all’estero c’è molto interesse anche per la nostra storia”.
All’estero c’è parecchio interesse…
“Sì, all’estero c’è parecchio interesse. Questo hobby nasce in Inghilterra, quindi là troviamo sia la produzione che i maggiori appassionati. Però oggi questa passione si è estesa un po’ a tutto il mondo. Ovviamente è un settore di nicchia, nel senso che i clienti bisogna andare a pescarli in tutto il mondo… però c’è un maggiore interesse all’estero per la nostra storia”.
Il futuro potrebbe essere quindi il cosiddetto negozio ‘senza limiti’, presente online ed in grado di avere un mercato più ampio possibile?
“Internet sarà, secondo me, il futuro ma dico… purtroppo.
Perché il negozio aveva un’importante funzione: quella di far toccare con mano e vedere dal vivo gli oggetti all’acquirente, avere un rapporto diretto con il venditore. Se poi c’era anche una certa competenza scattava il consiglio, su come fare a dipingere e così via”.
C’è differenza fra il fruitore della linea fantasy e il fruitore di quella storica?
“Indubbiamente. Il fruitore dello storico è sicuramente un pubblico adulto che va dai vent’anni fino ai sessanta, settanta.
Anche se poi non ci sono limiti per l’età… anzi i limiti ce li impone soltanto la vista che col tempo diminuisce. Il fantasy, invece, si rivolge anche ai più giovani, al bambino dal momento in cui riesce a tenere il pennellino in mano in poi. A beneficio del fantasy spieghiamo anche che è un sistema utile ad avvicinare i ragazzi a questo mondo. Dopo, naturalmente, il ragazzo quando cresce può anche passare alla fase successiva oppure si può diversificare… ci sono persone che ancora a settanta anni giocano con il fantasy, come pure ce ne sono altre, invece, che si sono buttate sullo storico”.
Un genere quest’ultimo che, forse, richiede maggiore impegno perché prima di modificare e dipingere un figurino l’appassionato è costretto a documentarsi sulle uniformi, l’araldica …
Novità in vista?
“Da due o tre anni abbiamo iniziato ad avvicinarci al genere storico in maniera differente. Cioè, non realizzando i soliti eserciti e quindi riproducendo le battaglie avvenute, ma concentrandoci sulle situazioni di vita civile medievale. E questi prodotti, francamente, hanno riscontrato molto successo perché abbracciano un pubblico ancor più ampio: le signore, che spesso e volentieri sono estranee ai fatti bellici, ad esempio sono particolarmente attratte”.
Ed ecco allora a far bella mostra di sé in teche e vetrine la taverna medievale, la bottega alimentare o del fabbro che poi, tutte assieme, permettono di riprodurre un vero e proprio borgo medievale.
Stefano Romagnoli