Dopo lo sciopero generale del pubblico impiego avvenuto lo scorse ottobre, la categoria dei segretari comunali ritorna alla protesta a seguito delle reiterate chiusure da parte della Funzione Pubblica sul rinnovo del contratto. La vicenda comunque assume contorni incredibili, dopo che il contratto nazionale dei segretari comunali è scaduto nel 2001: dopo 7 anni non si riesce a vedere ancora una via d'uscita dopo le rassicurazioni di questo governo nel voler chiudere la pratica.
Certo fa effetto veder protestare una categoria di professionisti della pubblica amministrazione, che svolge funzioni delicate presso le amministrazioni locali di garanzia della legalità e di raccordo tra gli amministratori e la struttura burocratica dell'ente.
Si tratta di funzionari dalla storia antica e gloriosa, protagonisti discreti della vita comunale degli ultimi 150 anni di storia unitaria, proiettati comunque verso una moderna concezione di dirigente pubblico all'altezza dei difficili compiti che aspettano le pubbliche amministrazioni locali.
Il timore comunque dei circa 4.000 segretari comunali italiani è che dietro le difficoltà finanziarie opposte dalla parte pubblica, peraltro superabili, si nasconda una volontà di mettere in discussione tale figura che nonostante tutto continua ad essere un baluardo di legalità sostanziale nell'attività amministrativa locale, in un paese che non brilla per trasparenza e legalità in confronto agli altri paesi industrializzati.
Le rappresentanze sindacali hanno comunque annunciato uno stato di agitazione permanente, che dovrebbe creare difficoltà nei prossimi 29 e 30 novembre quando potrebbero non tenersi i consigli comunali in assenza dei segretari deputati a verbalizzare le sedute.
