Si è concluso oggi la seconda edizione del Filosofestival a Firenze. L'evento, organizzato dall'Associazione Culturale Hyronisti e finanziato dall'Università degli studi di Firenze, ha come titolo “La Filosofia al servizio della Cultura del Dialogo”. Il fine dei tre incontri e della stessa associazione, è di creare e diffondere una cultura del dialogo attraverso l'ironia, intesa come mezzo per evitare lo scontro e come metodo d'indagine per trovare nuove vie di risoluzione dei problemi, siano essi personali, interpersonali, nazionali e sovranazionali.
Molto ricco sia di spunti riflessivi che di personaggi coinvolti, le tre giornate sono state un vero tour-de-force, che hanno dato anche la possibilità di dialogo, di discussione mediata, di partecipazione attiva a tutti i presenti.
L'ironia è il giusto modo di affrontare qualcosa di brutto, “...non c'è niente di bello nel mondo non più...”, e, con sguardo lucido e cinico, affrontare le insidie del mondo con quello che di più profondo ci resta.
Quella sottospecie di istinto animale che nessuno può toglierci, che nessuno può ingabbiare per molto: presto, molto presto si sveglierà.
“...ridiamo sull'abisso di tutto e di noi stessi...”, parole che profetizzano vertigine, una brusca caduta nella nostra ombra. Sentire il nulla avvinghiarci, vederlo dentro di noi. Essere pervasi da quella sensazione di letargo, limitante senso di torpore che avvolge la nostra vita. Quale è la cosa da fare difronte questo stato di cose? “...ridiamo sull'abisso di tutto e di noi stessi...”.
E poi,”...questo non è un inno ma una gran buffonata...ma è anche troppo serio il motivo delle nostre risa...”.
Cosi si conclude il non-senso dell'esistenza, il complesso ingranaggio di paradossi che limitano il nostro agire.
Questi pezzi, tratti dall'inno del movimento, sono un decanto del profondo stato di cose in cui viviamo: bimbi sperduti in cerca di luce. Proprio come quel paradosso di creazione e distruzione che l'uomo si porta dentro dall'albo dei tempi, questo progetto di progresso è un puro gioco di note musicali che ridondano sempre lo stesso ritornello, ripetuto fino allo spasimo.
Una nuova forma di indagine e azione, un'ironia astuta che rende più leggero ciò che pesa, un nuovo filtro per affrontare le piccolezze della vita che, viste da vicino, assumono forme mostruose e deformi.
Domenico Margiotta