Firenze, 3 ottobre 2007 – Crescono i consumi familiari di alimenti biologici in Provincia di Firenze, ed in generale, in tutta la Toscana (+10%) ma diminuiscono dopo anni caratterizzati da una crescita costante generalizzata su tutta la regione, gli operatori biologici (produttori, preparatori e raccoglitori). Sono 19 in meno rispetto al 2005, e 34 su base biennale dal 2004 al 2006 (dati Irpet). La Provincia di Firenze mantiene la sua leadership in termini di operatori su base regionale con 590 unità seguita da Siena (547) e Grosseto (546), ma non quella di superfici agricola coltivata a metodo biologico – circa 18 mila ettari – dove questa volta è Siena al primo posto con 29 mila ettari, pari al 28% del totale regionale.
In Toscana sono 3 mila gli operatori biologici e circa 102 mila gli ettari di superficie agricola destinati al biologico pari al 13% della superficie agricola regionale (791 mila ettari). Un mercato quello del biologico che chiede di avere un marchio made in Italy per garantire ulteriormente il consumatore che sul mercato “globalizzato” può trovare prodotti, è vero certificati e seguiti da etichetta, ma con standard differenti dal nostro che potranno prevedere se la Comunità Europea lo permetterà, dal 2009, la contaminazione accidentale con organismi geneticamente modificati (Ogm) in percentuale dello 0,9 per cento senza indicazioni in etichetta del cibo biologico.
Un “tipo” di bio che non piace a 6 italiani su 10. Secondo un indagine su base nazionale della Coldiretti realizzata in occasione della consultazione nazionale sugli Ogm promossa dalla coalizione ItaliaEuropa-liberi da Ogm: il 60 per cento è infatti pronto a dire stop subito al bio contaminato. “E’ un momento certo favorevole per il biologico – analizza le sfumatura del settore Raffaello Betti, Direttore Coldiretti Firenze-Prato – abbiamo registrato una crescita importante dei cibi biologici.
La possibilità di acquistare direttamente in azienda senza passaggi di mano, la forte campagna di sensibilizzazione a privilegiare cibi naturali al 100%, e una maggiore propensione nel cercare prodotti bio come frutta, verdura, formaggi, miele, direttamente nelle aziende agricole o nei mercati da parte del consumatore tipo sta facendo decollare un settore che vede l’Italia prima in Europa e quinta nel mondo per superficie agricola dedicata al biologico. La Toscana in questi primati da un notevole contributo ma è proprio ora che serve “blindare” il nostro bio e accompagnarlo dall’etichetta made in Italy.
Per salvare il nostro biologico da eventuali contaminazioni e differenziarle dal resto del mercato è necessario intervenire e permettere ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli. Anche in questo aspetto siamo indietro rispetto all’Europa: Francia, Germania, Austria, Belgio, Svizzera, Olanda, Svezia e Danimarca lo hanno già applicato”. Intanto per consolidare il trend positivo del bio ci sarà, questa domenica, in Piazza Indipendenza, a Firenze, la VII edizione della Biodomenica, la giornata nazionale per promuovere il consumo di prodotti sicuri e di qualità, legati al territorio, alle sue tradizioni e alla sua cultura.
“E’ l’occasione per chi non conosce il biologico per scoprirlo, e per chi già mangia bio, per non mancare. Ma sarà anche l’occasione per firmare contro gli Ogm e raggiungere così quei 3 milioni di firme che allontaneranno lo spettro dell’agricoltura in provetta”.
Domenica 7 ottobre torna la Biodomenica, la più importante manifestazione di settore che porterà in più di cento piazze d’Italia dell’agricoltura biologica. Firenze è la città designata per ospitare l’appuntamento con il bio.
La Coldiretti, l’organizzazione capofila dell’iniziativa. Per tutto il giorno, in Piazza Indipendenza, nel cuore del centro città, sarà possibile acquistare (e degustare) le migliori produzioni biologiche locali come formaggi, olio, vino, miele, ortaggi e frutta, conserve e passate, incontrare i produttori della Provincia di Firenze e Prato per avere informazioni sulle caratteristiche degli alimenti e sulla loro produzione, ricevere materiale informativo sull'agricoltura biologica e votare le schede abbinate alla consultazione nazionale lanciata dalla coalizione ItaliaEuropa Liberi da OGM che vede Coldiretti in prima linea in questa battaglia di giustizia per l’agricoltura.
Nel contesto del mercatino sarà infatti presente uno stand dove ogni cittadino potrà firmare per dire “no” all’agricoltura biotech o geneticamente modificata. E per i più piccoli: la fattoria didattica con mucche, pecore, pony, galline e i tanti animali che popolano le aie delle aziende. Ma la Biodomenica sarà anche una straordinaria occasione per avvicinare turisti, curiosi, appassionati e semplici cittadini a giro per la città al consumo consapevole attraverso la “spesa a km zero” con un occhio al portafogli sempre più leggero a causa dei continui rincari.
Un modo intelligente e salutare prima di tutto, di acquistare i prodotti di largo consumo alimentare prodotti dall’agricoltura che abbina qualità, genuinità, freschezza e certezza della provenienza a tutela dell’ambiente ed eco-sostenibilità. Ci sono molti modi di fare la spesa e riempire la borsina ogni giorno, e molti di questi contribuiscono ad inquinare l’ambiente; una delle alternative è senza dubbio la spesa a “km zero” che Coldiretti da qualche anno sta esportando nelle piazze italiane attraverso le tante manifestazioni.
Un “paniere” composta da prodotti locali, frutta, verdura, latte, carne, formaggi che arrivano dalle fattorie limitrofe e per il quale non c’è stato bisogno di grandi spostamenti e distanze che bruciano carburante (e quindi CO2), per arrivare sulla tavola del consumatore. Ecco un esempio pratico: un pasto contenente piatti a lunga distanza è in grado di liberare 170 chili di CO2 per portate come la carne argentina (36 chili), le suine sudafricane (26 chili), il riso tailandese (27 chili), gli asparagi spagnoli (6 chili), le pere argentine (36 chili) e il vino rosso cileno (39 chili).
Un piatto a “km zero” confezionato da prodotti locali ha un impatto di CO2 nullo. Il rapporto è quindi 170 a 0.
I prodotti locali sono inoltre alimenti che aiutano a contrastare l’impennata dei prezzi ed il caro-vita. Dal produttore al consumatore, dal campo alla tavola, il prezzo di un determinato prodotto può aumentare in media di cinque volte. “La nostra provincia – afferma il direttore di Coldiretti Firenze-Prato, Raffaello Betti – vanta una ricchissima offerta di prodotti agroalimentari del territorio, biologici e non.
Scegliere prodotti “a km zero”, quelli cioè che devono compiere il minor tragitto per arrivare al punto vendita, è la scelta ottimale. Si risparmiano le spese del carburante e si inquina di meno, con un evidente beneficio per l’ambiente. Inoltre c’è la possibilità dell’acquisto diretto nelle fattorie o nei mercati, nelle bancarelle degli agricoltori dei mercati rionali – prosegue Betti – per tagliare le spese. L’ampia forbice tra i prezzi alla produzione agricola e al consumo dimostra che c’è un sufficiente margine da recuperare per evitare ingiustificati rincari e garantire una adeguata remunerazione agli agricoltori senza aggravare i bilanci delle famiglie – conclude il Direttore di Coldiretti - L’obiettivo della partecipazione degli agricoltori è quello di garantire maggiore trasparenza nella formazione dei prezzi e nell’informazione sull’origine dei prodotti per combattere le speculazioni in agguato a danno delle imprese agricole e dei consumatori”.