Firenze 27 settembre 2007 Ancora una volta le imprese guidate da donne crescono di più di quelle non femminili. Sono inoltre sempre di più le imprenditrici che detengono un ruolo gestionale. La crescita fatta segnare dalle amministratrici supera infatti quella dei colleghi maschi.
A fine giugno 2007, le aziende guidate da donne sono state 96.948 su 417.725 imprese, con un'incidenza del 23,2% sull'intero complesso, ed una crescita tendenziale del +1,2%, contro il +0,5% delle altre imprese.
Aumentano del +2,6% le amministratrici nelle aziende della Toscana, contro il +1,7% dei colleghi maschi, raggiungendo quota 66.668 (il 34,3% delle imprenditrici), e rappresentando il 25,3% degli amministratori.
Il quadro emerge dall'Osservatorio sull'Imprenditoria Femminile, primo semestre 2007, curato da Unioncamere Toscana, in collaborazione con Regione Toscana, su dati forniti da Infocamere relativi al Registro Imprese delle Camere di Commercio.
Rispetto ai territori benchmark, la crescita della Toscana-rosa si pone al disopra di Lombardia, Veneto, Piemonte; è uguale a Emilia Romagna, e inferiore solo alle Marche.
In linea con l'andamento generale, la crescita imprenditoriale femminile è stata significativa nell'entroterra (+1,6%; +0,8% le maschili); e più contenuta sulla costa (+0,7%; nulla le restanti).
In particolare, vanno al di là del valore medio regionale le performance delle province di Prato (+3,1% le femminili, +1,2% le non), Firenze (+2,1%, +1,1%) e Siena (+1,4% e +0,2%).
Sono nella media, quelle di Pisa (+1,1, +1,0%), Grosseto, Pistoia (per entrambe +1,0% e +0,8%). A Livorno tornano a crescere (+0,9%), nonostante una flessione delle imprese non femminili (-1,8%). Di segno negativo Arezzo (-0,3%) e Lucca (-0,1%), in controtendenza alle non femminili.
Le imprese rosa rappresentano una quota più alta della media toscana (23,2%) nelle province di Grosseto (28,8%), Livorno (26,7%), Massa Carrara (25,3%) e Siena (23,9%); mentre i valori più bassi si riscontrano nell'area metropolitana: Firenze (21,2%), Pistoia (21,8%) e Prato (22,7%).
Prosegue la crescita (+3,0%) delle forme societarie a maggioranza femminile, trainata soprattutto dai risultati delle società di capitali al femminile (+9,4%).
Sostanzialmente stabile è rimasto lo stock delle ditte individuali, che resta la veste giuridica più diffusa all'interno dell'universo imprenditoriale femminile (circa il 60%), mentre raggiungono quota 1.073 (+3,6%) le cooperative.
La dinamica per settori ha visto, ancora una volta, un più nell'edilizia (+8,3%; +4,2% le non femminile), dove tuttavia solo il 5,1% delle imprese è a conduzione femminile, a conferma del fatto che il settore rimane appannaggio dell'universo imprenditoriale maschile.
Il contributo imprenditoriale al femminile nelle costruzioni avviene in prevalenza e limitatamente attraverso imprese di tipo societario (il 69% delle imprese femminili delle costruzioni), tipicità tutta al femminile in un settore dove il 71% delle imprese sono ditte individuali, presumibilmente a causa del fatto che, considerate le attitudini professionali tipicamente maschili del settore, queste imprenditrici non possono assumere all'interno dell'impresa un ruolo operativo, attività generalmente svolta dall'imprenditore nel caso in cui l'impresa sia individuale.
Le imprese in rosa hanno toccato punte di crescita elevate anche nei settori dei servizi alle imprese (percentualmente il +4,7%), e più dettagliatamente nelle attività immobiliari (+309, ovvero +5,3%), professionali e imprenditoriali (+156, +3,8%) e nel settore dell'informatica (+49, +3,6%).
In crescita anche le imprese femminili nel settore degli alberghi e della ristorazione (+138, +1,8%); dei servizi sociali e alla persona (+103, +1,2%).
Nel commercio non raggiungono quote soprendenti, (+45, +0,2%), tuttavia il dato diventa importante se confrontato con quello dell'imprenditoria non femminile (-653, -0,8%). Le imprese femminili diminuiscono nel comparto agricolo e sono in genere stagnanti nel manifatturiero (+48 imprese, +0,3%), ad eccezione dei settori alimentari (+48, +3,1%), fabbricazione dei metalli e prodotti in metallo (+41, +5,2%), meccanica strumentale (+20, +6,3%) e, ancora di più, nelle confezioni (+125, +4,6%), ricompreso nel comparto della moda, il quale, d'altro canto, pur rallentando il ritmo della caduta di imprese iscritte, continua a manifestare segnali di stagnazione (-54, -0,7%), a causa soprattutto della diminuzione delle imprese del tessile (-152, -6,3%).
A fine giugno, sono le straniere a determinare la crescita delle figure imprenditoriali toscane di sesso femminile.
Le italiane rimangono, di fatti, sostanzialmente stabili (-0,2% vs. -0,5% degli imprenditori maschi), mentre aumentano le comunitarie (+5,3% donne e +17,5% maschi) e le extra comunitarie (+8,5% +9,8%). In particolare, per le comunitarie sono aumentate le imprenditrici Rumene (+165, +26,0%), entrate dal 1° gennaio a far parte della Comunità Europea, le Ceche (+27, +30,9%), le Polacche e le Tedesche (in assoluto per entrambe +18, e in percentuale rispettivamente +5,7% e +2,1%). Tra le extra-comunitarie crescono più significativamente le Albanesi (+59, +25,4%), le Senegalesi (+13, 21,3%), e le Cinesi (+347, +13,7%), quest'ultime le più numerose (2.889).
Tra le imprenditrici italiane diminuiscono di 426 unità le figure imprenditoriali nate in Toscana, mentre le connazionali aumentano di 102 posizioni.
In riguardo al ruolo imprenditoriale risultano in forte crescita le amministratrici, le quali hanno aumentato la loro consistenza del +2,6%, con un ritmo di crescita superiore rispetto a quello dei colleghi maschi (+1,7%), coerentemente con quanto accadeva un anno fa (+3,0% vs.
+2,3%). Le amministratrici toscane rappresentando il 25,3% del complesso degli amministratori, raggiungendo quota 66.668 unità. Gestiscono in maniera equidistribuita, sia società di capitale (30.623 posizioni, il 46%), dove rivestono, per lo più, il ruolo di amministratore unico quando non consigliere (rispettivamente il 34,1% e 33,7%), sia società di persone (30.258 posizioni, 45%), con un veste prevalentemente di socio amministratore (15.051 unità, ovvero il 49,7% delle amministratrici, quasi esclusivamente in società in nome collettivo), o socio accomandatario (14.661 posizioni, il 48,5%).
Le amministratrici sono quasi esclusivamente italiane (nel 93% dei casi, in linea con il dato complessivo pari al 92%), e hanno un età media di 47 anni, di un anno inferiore, al valore medio femminile (48 anni), e di tre a quello dei colleghi maschi che detengono la medesima carica (50 anni).
In forte diminuzione è invece il numero delle socie (-2,0%) ed ancora di più quelli di sesso maschile (-2,9%), mentre non ha subito grosse variazioni il numero delle titolari di ditte individuali.