Firenze, 19 settembre 2007 - Esce martedì prossimo per le edizioni Polistampa il libro Per chi suona la Toscana. Storie curiose di campane e campanili (ill., pp. 272, euro 13), frutto della infaticabile attività di Giorgio Batini, uno dei più popolari giornalisti e scrittori toscani. Nato nel 1922, capocronista e inviato de «La Nazione» per molti anni, corrispondente e collaboratore di importanti giornali per oltre mezzo secolo, Batini ha vinto prestigiosi premi giornalistici e firmato oltre 50 volumi sui più diversi temi, dall'arte all'antiquariato, dalla storia alla natura, dalle tradizioni al folklore.
Di rilevante successo i suoi libri sui fantasmi italiani, sul brigantaggio, sulle erbe del mito e della leggenda, sulla vita e i miracoli dei Santi in Toscana, sul costume e le abitudini della Russia di Kruscev.
Per chi suona la Toscana è un appassionante viaggio nella storia delle campane e delle torri civiche della regione e delle loro curiose vicissitudini. Troviamo la vicenda di un bronzo che fu inviato al confino con un vero e proprio decreto (la "Piagnona" del Savonarola), la storia della "Smarrita" che indicava la strada ai pellegrini sulla via Francigena, quella della "Martinella" che i senesi conquistarono ai fiorentini nella battaglia di Montaperti e non resero più alla città nemica.
Batini ci racconta anche di come nel 1148 le campane di tutte le chiese fiorentine smisero di far sentire i loro rintocchi, a causa di un 'interdetto' lanciato da papa Eugenio III contro Firenze, colpevole della distruzione del castello di un feudatario partito per le crociate in Terrasanta. Le chiese fiorentine restarono chiuse ai fedeli e le campane mute per ben cinque anni. Curioso anche il racconto che vede protagonisti, nel 1307, i monaci benedettini della Badia Fiorentina: anziché suonare i loro bronzi per le ore canoniche (la città, come ricordava Dante, traeva "e terza e nona", proprio dalla Badia) li suonarono a martello contro le tasse imposte loro dal Comune, il quale reagì facendo abbattere il campanile.
Sono solo alcuni degli episodi della straordinaria e insolita raccolta di Giorgio Batini.
Il motivo che lo ha spinto a condurre l'indagine sta nelle prime pagine del volume: "Ci eravamo dimenticati che nel passato le nostre campane non solo ricordavano alla gente gli orari delle Messe, delle processioni, dei riti religiosi, ma annunziavano le nascite e le morti, davano notizie di feste, fiere, mercati, segnalavano una pubblica riunione, e anche il verdetto di una condanna capitale, anche l'allarme per un pericolo che incombeva sulla comunità. Campane a distesa, a festa, a doppio, campane a 'martello', a 'stormo', a 'fuoco', a 'scongiuro', a 'tempesta', a 'malacqua' o 'acqua bona' (Vivos voco - defunctos ploro - nimbum fugo - festa decoro).
La tradizione popolare assicura cha il suono di certe campane deviava le folgori, rompeva le tempeste e i vortici di vento, e funzionava molto meglio dei cannoni antigrandine".
(Irene Gherardotti)