Ieri lo sciopero dello spaghetto

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 settembre 2007 13:10
Ieri lo sciopero dello spaghetto

Massa Carrara, 14 settembre 2007– Un giorno senza comprare nè consumare qualsiasi tipo di pasta e pane per colpire simbolicamente chi specula. Coldiretti e associazioni dei consumatori (Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori) ieri hanno distribuito pane, latte e pasta gratis a Roma. Il ministro Bersani ha risposto: "Manderò la Finanza a controllare aumenti faciloni", "Il rialzo del grano verificatosi quest'anno -fa eco il Codacons- non è tale da giustificare aumenti del 20% come quelli annunciati".
Non ci stanno i panificatori artigianali (panifici, pasticceri, pizzaioli e distributori di materie prime) ad essere additati come “quelli che fanno aumentare i costi di pane, focacce, pizze, schiacciatine e paste”.

Non ci stanno a finire sui giornali e in tv come la categoria che “fa la cresta” alle famiglie perché non è tutto rose e fiori come si dice un antico e saggio adagio. Tocca a Cna Alimentare di Massa Carrara salire sulla pedana del dibattito pubblico per fare un po’ di chiarezza sull’aumento del costo del pane, ed in generale di tutti quei prodotti alimentari che derivano direttamente dalla lavorazione della farina. Il prezzo del pane aumenterà, e questo è un dato di “fatto e di mercato non imputabile alla smania di guadagni di fornai”.

Tensioni internazionali. Il motivo? Le tensioni sui mercati internazionali delle materie prime - la produzione di cereali Italiana che soddisfa solo il 50% del fabbisogno - dovuto ad un aumento della domanda mondiale (l’India, per fare l’ultimo esempio cronologico, ha incrementato notevolmente le scorte acquistando enormi quantità di cereali, a prezzi maggiorati del 50% rispetto al normale prezzo di mercato, così come la Cina). Un meccanismo che ha mosso l’ingranaggio del rialzo dei prezzi per le materie prime aggravato dal peso dei materiali di packaging (confezionamento) e dai costi del trasporto.

Sommiamo tutte queste voci e aggiungiamo l’andamento climatico non favorevole che ha abbassato la notevolmente la resa del grano e quindi, anche la disponibilità sul mercato: ed il prezzo è presto fatto. Gli apuani, come gli italiani e tutta la popolazione mondiale, pagano le strategie di paesi che stanno dalla parte opposta del globo. “Non vogliamo mettere sulla graticola nessuno – ci tiene a sottolineare Pietro Chioni, Presidente Cna Alimentare di Massa Carrara che con i vertici di Cna ha già provveduto a organizzare un incontro per discutere sulle possibile soluzioni a livello locale –, ne tanto meno dare colpe, ma nemmeno vogliamo passare da quelli che mandano in crisi il portafogli della gente.

Non sono i fornai i pasticcieri e i pizzaioli, e nemmeno quelli che arrivano prima di loro, i distributori, ad avere colpe dirette. Non sono nemmeno gli agricoltori e i mulini che trasformano il grano in farina. Ci teniamo comunque, a fare chiarezza su una situazione che rischia di diventare esplosiva ed antipatica verso una categoria che oggi sta lavorando per uno stipendio e non per arricchirsi”. Il dossier. Questa settimana la Cna Alimentare apuana ha raccolto, durante alcuni incontri con i rappresentanti di categoria, un dossier dove si sono confrontati gli anelli finali della filiera che porta al “pane”: distributori e fornai .

Fatture, documenti della borsa delle materie prime della Piazza merci di Bologna, e listino prezzi di alcuni forni alla mano per “scoprire” che la più comune delle farine, quella usata anche da casalinghe e pizzaioli, la “00” è passata da febbraio del 2007 da 0,36 centesimi al chilo al 0,41 dello scorso agosto. A settembre un altro aumento. Oggi al fornaio la farina costa 0,46 (al chilo). Ben 5 centesimi in più in soli due mesi scarsi e 20 in tre mesi. Stesso andamento per le diverse tipologie di farina utilizzata per le pizze e focacce.

La farina (di tipo speciale) da 0,70 a 0,75 centesimi il chilo. Mentre sulla piazza merci di Bologna il mugnaio per acquistare un quintale di grano deve sborsare 258 euro a fronte dei 179 di gennaio. Per determinare il costo del pane non è sufficiente il riferimento al costo della farina ma bisogna aggiungere una serie di voci aziendali come: manodopera, energia, trasporto, confenzionamento, ammortamento investimenti. “Questa breve analisi dimostra – spiega Antonio Chiappini, rappresentante Cna Alimentare – che nelle tasche dei fornai finiscono le briciole.

Si è attaccata una categoria a cuor leggero ma nessuno sa, giustamente, che nelle province limitrofe un chilo di pane costa mediamente 1 euro in più rispetto a Massa Carrara. L’obiettivo di Cna è quello di promuovere, a breve, un incontro con i panificatori per cercare di trovare una strategia che danneggi il meno possibile il consumatore finale. I panificatori artigiani – prosegue Chiappini - hanno mantenuto un atteggiamento responsabile verso i propri clienti applicando minimi ritocchi del prezzo del pane, consapevoli che un aggravamento dei costi sarebbe difficilmente sopportabile dai consumatori il cui potere di acquisto si va sempre più erodendo.

Ma ci saranno. A malincuore dovranno esserci aumenti più consistenti per permettere la sopravvivenza della categoria che con la liberalizzazione ha già subito un duro colpo”.
“Fino ad oggi – spiega Roberto Berti della Presidenza di Cna Alimentare – il prezzo del pane non è mai aumentato: è dal biennio ’99 – ’00 che non si registrano ritocchini vari sul listino prezzi appeso dentro i forni nonostante a piccole dosi il costo di farina, burro, polpa di pomodoro per le pizze sia lievitato”.

Il pane comune costa mediamente tra i 2,70 euro e i 2,80 . Ma negli ultimi tre mesi sono aumentati anche il costo della margarina (+13 centesimi) e il prezzo del burro (1, 65 euro), ed in generale gli oli vegetali e tutti i derivati del latte. “Serve urgente un incontro – conclude Cna Alimentare – per cercare di capire in che modo possiamo favorire il consumatore senza danneggiare i fornai e chi produce”.

In evidenza