FIRENZE- La commissione Agricoltura ha respinto la proposta di legge presentata da Forza Italia per consentire la caccia in deroga allo storno, al fringuello e al combattente. Il presidente della commissione, Marco Remaschi (Pd), ha motivato il suo parere contrario concentrando la sua attenzione su alcuni punti. “La proposta – ha detto – vuole rendere permanente la deroga e questo, secondo quanto afferma l’ufficio legislativo, contrasta con la legge nazionale, che prevede l’eccezionalità della deroga”.
Inoltre, riguardo alla deroga allo storno “la Giunta regionale è già intervenuta favorevolmente con un suo atto”. Per quanto riguarda il fringuello, ha continuato Remaschi “l’Unione europea ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia e la Giunta ha deciso di non procedere alla deroga in attesa di conoscere gli esiti della procedura”. Rispetto al combattente, infine, “non è possibile spostare la cacciabilità di questa specie dopo il termine del 31 ottobre perché dal mese di novembre la presenza di un migratore assai simile e fortemente protetto perché a rischio di estinzione potrebbe produrre errori a danno di quest’ultima specie”.
“Ci aspettavamo che la nostra Proposta di Legge non fosse accettata “in toto” dalla maggioranza, ma è inconcepibile che nessun esponente del centrosinistra abbia avanzato una proposta per limitare i danni procurati dallo storno all’agricoltura regionale”.
Questo è il commento del Capogruppo azzurro Maurizo Dinelli e del consigliere regionale di Forza Italia Piero Pizzi – membro della Commissione Agricoltura – in merito alla totale chiusura del centrosinistra sulla caccia allo storno.
“Nella rossa Emilia Romagna, ma anche in Lombardia, Veneto ed in altre regioni vengono cacciate in deroga molte specie ritenute dannose per il territorio regionale o in soprannumero. Lo scorso anno l’Assessore Cenni aveva presentato una deroga limitante sulla caccia allo storno, poi stravolta dal voto bipartisan del consiglio regionale.
Quest’anno la deroga dell’Assessore regionale è la stessa ma il centrosinistra ha scelto di restare sull’aventino senza impegnarsi per rendere davvero efficace il prelievo dello storno in Toscana.
Forse anche i cacciatori toscani pagano i “benefici” della nuova maggioranza che comprende da pochi mesi anche Rifondazione Comunista che, insieme a Verdi e Comunisti Italiani, fa sentire il proprio peso dentro il Governo regionale.
Per rispondere alle richieste di tutte le maggiori associazioni venatorie e di molta parte degli agricoltori della nostra Regione, invitiamo i partiti che hanno già votato nell’ottobre del 2006 la Proposta di Legge per lo storno a presentare un documento unitario che possa raccogliere il favore sia dei maggiori partiti della maggioranza che di quelli dell’opposizione.
Forza Italia continuerà ad incalzare la maggioranza con iniziative ed atti legislativi fino a che non sarà ripristinata una forma seria ed efficace di caccia allo storno”.
Alfonso Lippi (Pd) ha detto di “comprendere le proposte” avanzate da Forza Italia “ma ci sono limiti, come ad esempio la procedura di infrazione aperta dall’Ue, che dobbiamo rispettare in attesa che sia fatta chiarezza”.
La commissione Agricoltura ha poi espresso parere favorevole ad una serie di modifiche al Testo unico dei regolamenti regionali di attuazione della legge sulla protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio.
A favore si è espresso il centrosinistra, mentre FI si è astenuta perché non sono stati accolti i due emendamenti presentati.
Le modifiche si sono rese necessarie dopo la reintroduzione, avvenuta alcuni mesi fa, dell’inanellamento dei richiami vivi che affida la gestione dei registri e dei controlli alla Province, attività che andavano dunque regolamentate. In secondo luogo, si introduce una modifica al punto che riguarda gli appostamenti fissi e che reintroduce quanto previsto prima del 2004.
La validità delle autorizzazioni per gli appostamenti fissi è fissata in 4 anni con l’obbligo, da parte dei cacciatori, di presentare alle Provincia di competenza la ricevuta del pagamento di quanto dovuto per l’autorizzazione.
Le modifiche al Testo unico dei regolamenti riguardano anche le squadre che cacciano i cinghiali, introducendo l’obbligo di consegnare alle Usl quattro sezioni muscolari degli animali uccisi per le analisi preventive della trichinosi, una malattia che può trasmettersi con facilità agli allevamenti di suini.
Piero Pizzi (FI) ha presentato due emendamenti.
Il primo riguardava il periodo di validità delle autorizzazioni per gli appostamenti fissi, proponendo un periodo di 6 anni anziché 4; il secondo, invece, prevedeva la cancellazione dell’obbligo di presentazione alle Province della ricevuta dei versamenti dovuti per l’autorizzazione ritenendo sufficiente la conservazione del documento dell’avvenuto pagamento all’interno del capanno. I due emendamenti sono però stati respinti: il primo perché l’allungamento del periodo delle autorizzazioni sarebbe risultato superiore al periodo di validità del Piano faunistico venatorio; il secondo perché avrebbe fatto venir meno la validità della norma stessa.
La commissione Agricoltura avvierà infine le consultazioni di Province e associazioni interessate per quantificare il fenomeno della presenza della specie minilepre e poi discutere su basi certe la proposta di legge presentata da Forza Italia e Udc che chiede di inserire la specie tra quelle cacciabili.
La decisione è stata presa dopo che il presidente della commissione, Marco Remaschi (Pd), ha detto di essere favorevole al provvedimento di abbattimento mirato della minilepre “che in alcune zone sta invadendo il territorio provocando danni alle attività agricole anche in considerazione del fatto che questa specie si riproduce in maniera importante ed è soggetta a malattie che possono essere nocive anche per altre specie animali”. Prima di adottare il provvedimento, però, Remaschi ha proposto di procedere in maniera celere alle consultazioni delle Province e della associazioni interessate, in modo da stabilire in maniera certa le zone di presenza della minilepre e i piani di abbattimento mirati in ogni singola realtà.
“Già nella prossima seduta – ha detto il presidente – potremo vagliare gli esiti delle consultazioni e adottare il provvedimento da sottoporre al voto del consiglio regionale”.
D’accordo con Remaschi si è detto Alfonso Lippi (Pd), perché “il presidente pone un problema vero ed è utile affrontare un percorso chiaro e condiviso”. In sintonia con la “proposta metodologica” di remaschi si sono dichiarati anche Nicola Danti (Pd) e Giancarlo Tei (Sdi).
La Giunta Provinciale ha approvato ieri un piano di gestione per le zone di protezione speciale (zps) della Provincia di Firenze, a seguito della recente approvazione in consiglio di un regolamento proprio su questo argomento.
Le aree interessate dal piano di gestione sono due: il padule di Fucecchio, la zona umida più estesa dell'entroterra italiano, e gli stagni della piana fiorentina.
Il piano di gestione disciplina alcune attività del capitolo ambientale e venatorio: dalla caccia all'approvvigionamento idrico delle aree in questione. Ma soprattutto il piano di gestione offre certezze nell'ambito dell'attività venatoria allo scopo di armonizzare l'opera della natura con quella dell'uomo e garantire quindi la necessaria protezione della flora e della fauna nelle aree protette.
In virtù di questa approvazione è stato disciplinato, tra le altre cose, anche l'uso dei nuovi pallini di acciaio da utilizzare per l'attività venatoria, la cui entrata in funzione è fissata per il calendario venatorio 2008-2009. "Questo piano di gestione è un punto d'arrivo che mira con puntualità a offrire le certezze necessarie nella gestione delle zone protette, in particolare dell'attività venatoria che vi si svolge – ha detto Pietro Roselli, assessore alla Caccia e alla Pesca della Provincia di Firenze -.
Un piano che va a interessare territori importanti a livello ambientale e venatorio come il padule di Fucecchio, la zona umida più estesa dell'entroterra italiano".
La Giunta Provinciale ha approvato ieri anche un piano di gestione per le zone di protezione speciale (zps) della Provincia di Firenze, a seguito della recente approvazione in consiglio di un regolamento proprio su questo argomento. Le aree interessate dal piano di gestione sono due: il padule di Fucecchio, la zona umida più estesa dell’entroterra italiano, e gli stagni della piana fiorentina.Il piano di gestione disciplina alcune attività del capitolo ambientale e venatorio: dalla caccia all’approvvigionamento idrico delle aree in questione.
Ma soprattutto il piano di gestione offre certezze nell’ambito dell’attività venatoria allo scopo di armonizzare l’opera della natura con quella dell’uomo e garantire quindi la necessaria protezione della flora e della fauna nelle aree protette. In virtù di questa approvazione è stato disciplinato, tra le altre cose, anche l’uso dei nuovi pallini di acciaio da utilizzare per l’attività venatoria, la cui entrata in funzione è fissata per il calendario venatorio 2008-2009. “Questo piano di gestione è un punto d’arrivo che mira con puntualità a offrire le certezze necessarie nella gestione delle zone protette, in particolare dell’attività venatoria che vi si svolge – ha detto Pietro Roselli, assessore alla Caccia e alla Pesca della Provincia di Firenze -.
Un piano che va a interessare territori importanti a livello ambientale e venatorio come il padule di Fucecchio, la zona umida più estesa dell’entroterra italiano”.