Firenze, 12 settembre 2007- Non dovremo aspettare la fine del secolo, come pronosticato dai climatologi per vedere le temperature delle nostre città aumentare di 3 gradi centigradi rispetto alle medie stagionali. In Italia è già accaduto nei primi sei mesi del 2007 e nelle città, dove vivono due terzi degli italiani, gli effetti sono più evidenti che altrove: temperature oltre i 40 gradi, precipitazioni ai minimi storici, afa insopportabile. Il surriscaldamento del clima è aggravato nelle aree densamente popolate dall’effetto “isola di calore”, prodotto dal traffico, dagli impianti di riscaldamento e climatizzazione, dal cemento e l’asfalto che catturano le radiazioni solari e bloccano la traspirazione dei suoli, che rende mediamente più calde le aree urbane rispetto alle zone limitrofe.
Tra gennaio e giugno in nove grandi città italiane la colonnina di mercurio ha registrato livelli record. I termometri di Milano e Trieste hanno rilevato in media una temperatura di 3 gradi superiore rispetto a quella degli stessi periodi nel trentennio 1960-1990, a Bologna di 2,5°, a Firenze di 2,3°, a Torino 2,2°, a Napoli di 1,8°, a Roma 1,3° e a Palermo di 1°. Unica eccezione a Bari dove si è registrata nello stesso periodo una diminuzione di 1,2° anziché un aumento. A misurare la febbre delle città italiane è Legambiente in collaborazione con l’Osservatorio meteorologico di Milano Duomo, che in uno studio realizzato in occasione della Conferenza nazionale sul clima convocata per oggi a Roma, mette a confronto le temperature medie registrate in nove città italiane nei primi sei mesi del 2007 rispetto a quelle registrate negli stessi periodi nel trentennio 1960-1990.
Nel complesso, sono le aree urbane del nord a subire l’impatto più consistente di un clima in costante cambiamento, con aumenti non inferiori ai 2,3° C, mentre al sud e al centro il surriscaldamento, seppur con minore intensità, è comunque evidente.
Le anomalie termiche più rilevanti del 2007 sono state quelle di Milano e Napoli, dove nel mese di gennaio la temperatura media è stata rispettivamente di 5°C e 4,9°C superiore a quella del 1961-90. Il quadro che emerge, con l’eccezione di Bari, è dunque quello di realtà urbane che subiscono pesantemente gli impatti dei cambiamenti climatici in atto. “ Il caldo estremo è una condizione che l’Italia già conosce da tempo – sostiene Roberto Della Seta, presidente di Legambiente - ma i dati degli ultimi anni mostrano una notevole accelerazione del fenomeno che porta con sé conseguenze sempre più preoccupanti per la vivibilità delle nostre città.
Se analizzati alla luce dell’aumento medio in Italia, dove negli ultimi 50 anni la temperatura è cresciuta mediamente di 1,4° C, i dati raccolti ci dicono che quelli che fino a oggi abbiamo considerato eventi atmosferici straordinari, come l’ondata di calore del 2003 o l’inverno eccezionalmente mite del 2007, saranno nel futuro una costante e che gli abitanti delle città sono per questo molto più esposti a rischi per la salute”. L’Oms ha calcolato un aumento della mortalità del 3% per ogni grado di crescita della temperatura media nazionale e a guardare i dati anche un fenomeno di breve durata ma particolarmente intenso può provocare danni di rilievo.
E’ il caso del caldo eccezionale che si è abbattuto sull’Italia negli ultimi dieci giorni di giugno che, secondo quanto riferito dal Ministero della salute, avrebbe contribuito ad aumentare la mortalità in 4 città sulle 32 tenute sotto controllo. A Bari, in primo luogo, dove si è registrato un incremento del 51 % dei decessi rispetto alla norma, ma anche a Catania (+ 35%), a Napoli (+ 21%) e a Palermo (+ 22%). “Oltre subire le conseguenze più gravi, – aggiunge Della Seta - le città sono anche le principali responsabili delle emissioni di gas a effetto serra che causano il surriscaldamento del pianeta.
Per questo è fondamentale recuperare il ritardo accumulato e adottare al più presto politiche efficaci per il risparmio energetico, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e l’uso efficiente dell’energia nell’edilizia oltre che aumentare le aree verdi, ripristinare i corsi d’acqua e ridurre il traffico privato. Solo così – conclude il presidente di Legambiente - potremo mitigare l’effetto isola di calore e rendere le nostre città più vivibili anche dal punto di vista climatico”.
Scelte, quelle suggerite da Legambiente, intraprese in diverse città del mondo.
A Sacramento si è deciso di aumentare il verde urbano piantando un milione di alberi, a Zurigo di riportare in superficie i corsi d’acqua interrati nel Novecento, ad Hannover un intero quartiere, quello di Kronsberg, ha integrato nella struttura urbana torri eoliche e impianti fotovoltaici, Parigi ha scelto la bicicletta per diminuire traffico e smog aumentando di 200 km i percorsi ciclabili.