Firenze – Le nuove normative comunitarie di igiene preoccupano un po’ i pastori toscani. Le normative non cambiano molto i requisiti per impianti, salute degli animali, mungitura e le aziende della nostra regione da tempo si collocano ai livelli più alti sul piano qualitativo. Ma con le nuove regole, gli allevatori saranno i soli responsabili della qualità del latte prodotto e dovranno quindi sostenere i costi di queste autocertificazioni. Chi garantirà, però, il latte proveniente dalle altre regioni e dall’estero, dove i controlli, magari, sono meno severi?
“Dobbiamo chiedere che tutte le cisterne di latte che viaggiano in Toscana abbiano le stesse dichiarazioni di conformità del latte prodotto all’interno dei confini regionali” afferma il presidente della commissione Sanità, Fabio Roggiolani (Verdi), in visita oggi, venerdì 31 agosto, ad alcune aziende dell’Associazione Produttori Pastorizia Toscana a Volterra (Pi), Vicchio, Montespertoli (Fi).
“Il nostro latte viene pagato allo stesso prezzo da quindici anni – osserva il presidente dell’associazione, Giovanni Ricci – Siamo all’avanguardia per la qualità, ma sembra che i nostri sforzi non interessino nessuno”.
La Regione Toscana ha già messo in piedi un gruppo di lavoro (assessorati competenti, Arsia, Istituto zooprofilattico, allevatori) per definire le linee guida per l’applicazione del ‘pacchetto igiene’ comunitario. L’obbiettivo è di semplificare al massimo le procedure.
Una semplificazione che interesserà anche l’anagrafe ovina.
“Ci stiamo impegnando con l’Unione Europea – sottolinea Roggiolani – perché la Toscana possa continuare ad usare il bolo ruminale, una sorta di microchip che viene ingoiato dall’animale, insieme al tatuaggio. Le marche auricolari non solo causano infezioni, ma possono essere rimosse”.
Un segnale positivo viene anche dalla stazione ecologica di Capannori (Lu), dove gli allevatori possono incenerire le carcasse degli animali morti a costi sostenibili, in un impianto che produce energia rinnovabile.
“Lo scopo della nostra visita – ha concluso il presidente della commissione Sanità – è di ricreare un rapporto di fiducia fra cittadini ed allevatori.
Stiamo lavorando anche ad un progetto di ‘filiera corta’ per la distribuzione diretta dei prodotti della pastorizia. Un vantaggio sia per gli allevatori che per i cittadini, in termini di prezzo ma anche di qualità e sicurezza alimentare”.