Lucca, 19 giugno 2007 –Artigiani sul piede di guerra. La stagione estiva è nella fase delicata di decollo ma in molte città italiane pasticcerie, rosticcerie, gelaterie, yogurterie, creperie, forni e pizzerie al taglio, ed in generale tutte quelle attività artigianali di produzione di alimenti, non potranno far consumare a turisti e visitatori, oltre che agli stessi cittadini, direttamente sul posto i prodotti che hanno acquistato. La sfida alla liberalizzazione anche per le imprese artigianali è partita da Viareggio, capitale mondiale della diportistica, e da un convegno organizzato da Cna Lucca e Cna Alimentare Toscana che si è tenuto lunedì e a cui sono stato invitati a partecipare i senatori Milziade Caprili, Raffaele Tecce, Lorenzo Nedo Poli che nonostante il diverso schieramento sono riusciti a trovare un obiettivo comune arrivando alla stesura di un emendamento che proprio in queste settimana finirà sul tavolo del Parlamento.
Per tutti e tre c’è da “migliorare le disposizioni del decreto ed estendere la possibilità di somministrazione anche agli artigiani”. Una limitazione pesante frutto di un decreto, il Bersani, e di una legge, la 248/06, che ha consentito alle imprese di produzione del pane e esercizi commerciali di vicinato (alimentari, gastronomie etc) l’attività di vendita per il consumo sul posto dei prodotti utilizzando locali ed arredi (senza il servizio al tavolo in gergo “somministrazione non assistita) ma ha lasciato fuori tutte quelle attività legate al mondo dell’artigianato alimentare.
Una falla troppo grande – in Toscana sono 2 mila le attività interessate - in un regime ed in una filosofia ormai consolidata di libera concorrenza, soprattutto per tutte quelle località balneari e a forte vocazione turistica, che hanno bisogno di offrire servizi e opportunità sempre più diversificate per tirare da una parte, più che da un’altra, i flussi turistici. L’esempio più eclatante è la Toscana dove in sede regionale la proposta avanzata da Cna Toscana Alimentare è stata bocciata.
Caso diverso per la vicina e confinante Liguria, anch’essa regione dedita al turismo, che al contrario ha tolto i fermi al decreto che aveva lasciato nelle mani prima delle Regioni, poi dei Comuni, la decisione di estendere o meno la possibilità di somministrare liberamente anche per tutte quelle attività artigianali che producono alimenti. Tra le due regioni, in materia di opportunità, c’è un effettivo sbilanciamento perché – come ha ricordato il Presidente Cna Toscana, Marco Baldi la “filiera turistica ha bisogno del supporto del mondo dell’artigianato alimentare.
Un supporto che in Toscana non possiamo dare, come dimostra anche il caso di Viareggio che si trova svantaggiata rispetto alle città turistiche della Liguria”. “Non possiamo permetterci – ha detto Baldi rivolgendosi ai tre rappresentanti del Senato - disparità tra realtà come la Toscana e la Liguria. Un parlamento regionale ha optato per la liberalizzazione, l’altro, ha bocciato le nostre richieste. C’è effettivamente una situazione che non favorisce la libera concorrenza. Siamo zoppi rispetto ad altre realtà.
Serve l’intervento del Parlamento perché sta a lui dare l’indirizzo e uniformità di creare opportunità. Il federalismo in questo caso genera solo disparità e confusioni che vanno evitate”. “Gli artigiani – ha detto il Presidente Cna Alimentare Toscana, Alfredo Landucci introdotto dal presidente Cna Lucca Ugo Da Prato che ha aperto i lavori del Centro Congressi - chiedono semplicemente di accorciare la filiera così come accade, per fare un altro esempio, negli agriturismi e nelle aziende agricole dove la degustazione dei prodotti è quasi d’obbligo e di mettere fine ad un sistema di disparità e discriminazione.
La filiera corta è un vantaggio per tutte le categorie che permette oltre ad abbattere i costi legati ai passaggi da produzione a distribuzione, di immettere sul mercato della vendita al dettaglio, prodotti freschi, quindi sicuramente più genuini. Estendere significa anche permettere alle imprese di capire le tendenze del mercato e di studiare strategie mirate ed intelligenti. E’ un ingiustizia – ha tuonato – che l’artigiano non abbia la possibilità di vendere nei locali dove produce i suoi prodotti.
La 248/06 crea solo disparità tra aziende competitor”. Nonostante la rabbia degli artigiani c’è ottimismo. Un ottimismo che sono proprio i tre rappresentanti del Senato, scesi a Viareggio per ascoltare e illustrare l’emendamento, a dare agli artigiani. Appuntamento in Parlamento.