(Firenze, 17 giugno )A parità di reddito non siamo tutti uguali. Vivere da soli o in una famiglia allargata non è la stessa cosa; pagare un affitto in una casa popolare o sul mercato privato cambia la vita; una coppia con un lavoro stabile ha delle prospettive che la precarietà annulla. Tutto questo sta svaporando nel confronto in corso tra sindacati e governo. Che senso ha la previsione di 60-80 euro in più per la generalità delle pensioni più basse per chi avrebbe bisogno di ben altro per sopravvivere? Il sostegno serio al reddito significa poter pagare l’affitto e le bollette, poter campare senza la carità dei “banchi alimentari” ed altro ancora – tutto quello che attiene al diritto di cittadinanza. Gravissima è invece la reticenza rispetto a provvedimenti magari non decisivi ma sintomatici, come quello di portare subito al raddoppio del fondo nazionale per il sostegno all’affitto e di permettere ad altri la detrazione del canone ai fini fiscali. Gravissimo è non capire che c’è una scala nelle criticità rispetto a chi comunque possiede un alloggio in proprietà e paga l’ICI e chi è strozzato dalla rendita immobiliare.
Il rapporto del gravame è 1 a 10! Ci siamo chiesti nella Segreteria Nazionale il significato di queste rimozioni; possono essere dolose (sarebbe meglio, sarebbe una scelta!) ma quel che è peggio è che sono “spontanee” cioè derivate da una “naturale” insensibilità per le angosce di chi è meno organizzato, per il dolore diffuso, per il ripiegamento di milioni di persone che faticano ancora ad aggregarsi. Quanto invece si sta brigando, con depliant, annunci, spot televisivi, per convincere i lavoratori a cedere a costoro il TFR! Come stanno contando le adesioni che non crescono, come ci si angoscia per la diffidenza diffusa di chi percepisce la fregatura! L’Unione Inquilini trasmette questa breve nota alla rete più larga, a cui accedono associazioni, comitati, sindacati, singole persone.
Viene trasmessa anche ai ministri che hanno partecipato al Tavolo Nazionale per le politiche abitative.